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Nomadismo.

Etn. - Condizione di mobilità che caratterizza certe etnie. Etimologicamente riferito alla consuetudine dei pastori di spostarsi alla ricerca di nuovi pascoli per il proprio bestiame, il n. presenta diversi aspetti, in rapporto alle varie forme di economia cui è legato. Presso i popoli cacciatori o raccoglitori, di cui sono esempio gli aborigeni australiani, i pigmei dell'Asia e dell'Africa, i boscimani, esso è collegato agli spostamenti degli animali selvatici e ai cicli vegetativi; questa è la forma più antica di n., praticata da quasi tutti i gruppi umani della preistoria. In un'economia di tipo pastorale, qual è quella dei beduini, dei tuareg dell'Africa settentrionale, delle etnie delle regioni subartiche, il n. è ciclico, itinerante, oppure stagionale, legato all'alternarsi delle stagioni secche e umide. Praticato nell'antichità da popoli guerrieri e conquistatori (Sciti, Unni, Tatari), il n., in realtà, prevede lo spostamento entro territori ben definiti, di proprietà tribale, di cui non è ammessa l'appropriazione individuale. Forme particolari di n. sopravvivono all'interno della nostra società: il fenomeno della transumanza dei pastori sardi e dell'Appennino, e il n. degli zingari, documentato solo dai secc. XIV e XV, è collegato ormai più ad una tradizione storica e culturale che a reali esigenze economiche.