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Nietzsche, Friedrich Wilhelm.

Filosofo tedesco. Figlio di un pastore protestante, compì i primi studi al ginnasio di Pforta. Iscrittosi all'università di Bonn per frequentare i corsi di Teologia, passò presto allo studio della filologia classica sotto la guida di F. Ritschl, seguendolo all'università di Lipsia, dove incominciò anche ad occuparsi di musica e filosofia. La pubblicazione di alcuni lavori in campo filologico gli valsero, nel 1869, appena ventiquattrenne, la nomina di professore di Filologia greca all'università di Basilea. Al 1872 risale la pubblicazione della prima grande opera nietzschiana, La nascita della tragedia dallo spirito della musica, che immediatamente sollevò un grande dibattito negli ambienti accademici tedeschi. In questo periodo N. strinse un'intensa amicizia con Cosima e Richard Wagner, nella cui musica egli vide l'esaltazione dei valori vitalistici e terreni propri della tradizione germanica e della grande tragedia greca. Progressivamente l'interesse di N. si andò spostando dalla filologia alla riflessione filosofica sullo spirito dei suoi tempi e sul ruolo dell'arte. Frutto di questa sua "conversione" sono la serie delle quattro Considerazioni inattuali, pubblicate tra il 1873 e il 1876, in cui sottopose a una severa disamina la cultura contemporanea, attaccando personaggi o forme di pensiero giudicati negativi (David Strauss, l'uomo di fede e lo scrittore, 1873; Sull'utilità e il danno della storia per la vita, 1874), in contrapposizione a modelli positivi (Schopenhauer come educatore, 1874; Richard Wagner a Bayreuth, 1876). Nel 1876 motivi di studio, ma soprattutto di salute, spinsero N. a chiedere il congedo dall'insegnamento, che divenne definitivo nel 1879. Ottenuta una modesta pensione che gli permise di affrontare il resto della sua esistenza senza problemi economici, N. visse tra Italia, Francia e Svizzera, dedicandosi ad una febbrile attività letteraria. Al 1878, anno della clamorosa rottura con Wagner, risale Umano, troppo umano, cui, l'anno seguente, aggiunse come appendice Opinioni e sentenze diverse. Concepito sempre come appendice a Umano, troppo umano è lo scritto Il viandante e la sua ombra (1880); al 1881 risale Aurora, al 1882 La gaia scienza. In quegli anni intorno a N. si formò un piccolo gruppo di allievi, fra cui Paul Rée e Lou Salomé. Innamoratosi di quest'ultima, N. credette di poter trovare in lei una degna compagna di vita e di pensiero, ma il rifiuto della donna di sposarlo e il suo successivo matrimonio con Rée lasciarono il filosofo sempre più isolato. La difficile situazione personale, tuttavia, non intaccò la vena creativa di N.: a partire dal 1883 iniziò, infatti, a pubblicare Così parlò Zarathustra, nel 1886 diede alle stampe Al di là del bene e del male, nel 1887 terminò Genealogia della morale, seguita da Il caso Wagner (1888), Il crepuscolo degli idoli (1889), Nietzsche contra Wagner (1889), L'anticristo (1894) ed Ecce homo (pubblicato nel 1908). Intanto le sue condizioni di salute peggiorarono, con attacchi nervosi sempre più frequenti. Poco dopo aver terminato i Ditirambi di Dioniso (1891), ebbe un definitivo crollo psichico. Ricoverato in un primo tempo alla clinica psichiatrica di Basilea, fu quindi affidato alla sorella Elisabeth. Approfittando dello stato del fratello, ella, sposata con l'ideologo razzista Bernhardt Föster, concepì il progetto di utilizzare i molti manoscritti di N. in chiave decisamente filo-tedesca e antiebraica. Dalla giustapposizione di passi accuratamente scelti e talvolta direttamente "aggiustati" da Elisabeth, nacque La volontà di potenza (1906), opera su cui si basò per molto tempo l'etichettatura storiografica di N. come ispiratore del Nazismo. Nel secondo dopoguerra un'attenta ricostruzione filologica degli scritti nietzschiani, condotta da G. Colli e M. Montinari, portò alla prima edizione critica di tutti i testi di N., editi e inediti. Assolto quindi dall'accusa di filo-nazismo, il pensiero di N. è stato oggetto di nuove e molteplici interpretazioni che, al di là delle specifiche peculiarità, tendono a vedere in esso un grande messaggio di liberazione per l'uomo e un punto di svolta epocale per la filosofia contemporanea. ║ La tragedia e la critica del razionalismo: il punto di partenza del pensiero di N., cui sostanzialmente rimarrà fedele attraverso tutte le sue opere, è la diagnosi fatta da Schopenhauer sul significato ultimo dell'esistenza e del mondo; caduta ogni illusione nell'esistenza di una struttura metafisica che ne garantisca senso e finalità, essi si configurano come caos, disordine, cieca e dolorosa violenza. È questa la concezione che troviamo già alla base della Nascita della tragedia dallo spirito della musica. Qui infatti N., infrangendo l'immagine della Grecia classica che era stata alla base del Neoclassicismo e del primo Romanticismo tedesco, mette in luce come la civiltà greca non fu solo ispirata da criteri di razionalità, ordine e armonia, incarnati dal dio Apollo, ma anche dalla consapevolezza del senso tragico e doloroso dell'esistenza e da valori istintuali e vitalistici, simboleggiati da Dioniso. Sintesi dello spirito dionisiaco, avente la sua manifestazione più evidente nella musica, e dello spirito apollineo, che si esprime nel modo più elevato con il linguaggio della poesia, è stata la tragedia greca. L'equilibrio fra queste due dimensioni, che fece la grandezza della cultura greca, fu rotto da Socrate. Egli, infatti, disprezzando la vita del corpo, fino a vedere nella morte la liberazione dell'anima dalla prigione materiale, viene identificato come il vero e proprio padre di quel dualismo e di quella "morale da schiavi" che, attraverso Platone e il Cristianesimo, caratterizzerà tutta la cultura europea. La critica nietzschiana al razionalismo prosegue anche nelle Considerazioni inattuali, e in particolar modo in quella intitolata Sull'utilità e il danno della storia per la vita, in cui l'obiettivo polemico diventa lo storicismo allora imperante. Esso, con la sua cieca adorazione per il fatto, rischia non solo di alimentare posizioni politicamente conservatrici e quietistiche, ma anche di far perdere all'individuo la fiducia nella propria capacità di agire nel presente e nel futuro. ║ Lo smascheramento e l'inversione dei valori: con Umano, troppo umano, Aurora e La gaia scienza si registra un'importante svolta nel pensiero di N., sancita innanzitutto dal distacco da Wagner e Schopenhauer. Al primo viene rimproverata la concezione dell'arte come valore puro e universale e il sostanziale tradimento (manifestatosi a partire dal Parsifal) dell'ideale eroico dell'esistenza a favore del ritorno al modello cristiano di rassegnazione di fronte alle avversità del destino. A separare definitivamente N. da Schopenhauer sono, invece, la tendenza di quest'ultimo a privilegiare atteggiamenti intuitivi o sovrarazionali e le conclusioni sostanzialmente negative e pessimistiche cui approda il suo pensiero. Abbandonati i suoi primi maestri, N. manifesta un orientamento definito dalla critica di tipo "illuministico". Compito precipuo della riflessione del filosofo diventa quello di smascherare, con le armi della ragione, tutte le illusioni metafisiche, etiche, gnoseologiche e politiche costruite dall'uomo nel corso della storia. Tale operazione viene condotta da N. sulla base del presupposto che l'origine naturale e, per così dire, materiale delle creazioni umane non ha alcunché di vergognoso e che, al contrario, l'interpretazione in chiave antinaturale e ideale delle creazioni umane è stata imposta da gruppi di individui (sacerdoti, artisti e filosofi) per esercitare la propria egemonia sulle masse. In questa fase si fa sempre più aspra la polemica di N. contro il Cristianesimo che, divulgando il dualismo platonico fra il popolo, è il maggior responsabile dell'oblio dei valori aristocratici basati sull'eroismo, il coraggio, l'accettazione entusiastica del destino propri del mondo antico. Tramite lo sdoppiamento della realtà in due piani, quello terreno, luogo di patimento e di rinuncia, e quello celeste in cui è proiettato ogni desiderio di felicità, l'uomo si rassegna a rinunciare alla lotta per l'esistenza e per i propri desideri terreni. La morale cristiana, nata come strumento di potere in mano alla casta sacerdotale, si configura, quindi, come la morale dei deboli, degli sconfitti, degli spiriti meschini che rinnegano la propria natura umana inseguendo un sogno ingannevole. È in questo contesto che si inseriscono le affermazioni di N. contro gli Ebrei, visti come "popolo sacerdotale" per eccellenza, mentre per Gesù, definito l'unico vero cristiano della storia, N. ha parole di ammirazione e di grande rispetto. L'opera demistificatoria di N. continuerà anche nelle opere dell'ultimo periodo, appuntandosi in modo particolare (Genealogia della morale e Al di là del bene e del male) non tanto contro questo o quel sistema morale, ma contro l'idea stessa dell'autonomia dell'etica: la coscienza, lungi dall'essere qualcosa di immediato, risulta essere il risultato di un gioco di forze contrastanti e di influenze provenienti dall'esterno storicamente determinate. ║ Il superuomo e la filosofia dell'eterno ritorno: dopo aver portato avanti la sua critica demistificatoria, con Così parlò Zarathustra N. abbozza le linee di un messaggio positivo, di una nuova dottrina che è possibile costruire sulle macerie delle false certezze distrutte. L'annuncio del riformatore persiano Zarathustra viene presentato sotto forma di parabole e di immagini più o meno allegoriche; il suo centro è dato dalla dottrina del "superuomo" (o "oltre-uomo", come alcuni studiosi preferiscono tradurre l'espressione tedesca Übermensch). La nuova umanità preconizzata da N. sarà frutto di una vera e propria mutazione, di un salto senza ritorno, paragonabile a quello che ha fatto uscire l'uomo dallo stato di bestialità, e fondato su due capisaldi: la "morte di Dio", e la dottrina dell'"eterno ritorno". Con la prima espressione N. intende il crollo della credenza in ogni struttura metafisica che dia ordine all'universo, ovvero la fine della religione, della trascendenza, dell'autorità costituita e di qualsiasi tipo di filosofia idealistica. Quanto alla dottrina dell'eterno ritorno, essa costituisce ancor oggi uno dei punti di maggiore divergenza interpretativa fra gli studiosi del pensiero nietzschiano. L'ipotesi più probabile è quella che essa vada letta non tanto come l'affermazione di una vera e propria struttura fisica o metafisica, ma in chiave polemica contro la concezione della linearità del tempo propria del pensiero giudaico-cristiano. Intento di N., quindi, non sarebbe quello di affermare la circolarità del tempo, quanto di negarne la linearità, ovvero di negare che la catena degli avvenimenti vada verso un fine che trascende i singoli avvenimenti stessi. Ogni istante, ogni singolo accadimento, ha per N. un valore a sé. Se così è, si capisce perché il filosofo affermi che l'eterno ritorno vada istituito tramite una decisione dell'uomo: accettando ogni istante come se dovesse ripetersi eternamente uguale, l'uomo cessa di lottare contro il destino e può vivere finalmente con pienezza la propria esistenza. Il superuomo, colui che saprà sopravvivere e accogliere la verità della morte di Dio e dell'eterno ritorno, accettando entusiasticamente il destino di cui è l'unico padrone, ispirerà la propria esistenza all'espressione dei propri istinti vitali e alla soddisfazione dei propri desideri terreni (Röcken 1844 - Weimar 1900).

LE OPERE DI FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE
1872
1873-76
1878
1880
1881
1882
1883-85
1886
1887
1888
1889
1889
1891
1894
1908
La nascita della tragedia dallo spirito della musica
Considerazioni inattuali
Umano, troppo umano
Il viandante e la sua ombra
Aurora
La gaia scienza
Così parlò Zarathustra
Al di là del bene e del male
Genealogia della morale
Il caso Wagner
Il crepuscolo degli idoli
Nietzsche contra Wagner
I ditirambi di Dioniso
L'anticristo
Ecce homo