(dal nome del fariseo
Nicodemo). Termine introdotto da Calvino per
indicare l'atteggiamento di coloro che, pur aderendo alla Riforma protestante,
mantenevano un atteggiamento incerto e ambiguo, conformandosi esteriormente al
culto cattolico. La diaspora dei cosiddetti nicodemiti, dopo la pubblicazione
della bolla pontificia
Licet ab initio, portò alla fondazione di
numerose chiese ispirate al loro insegnamento e, in particolare, al principio
della tolleranza, di cui si erano fatti assertori alcuni intellettuali italiani
del tardo Cinquecento, alieni dal fanatismo e inclini al dubbio. La maggior
parte seguì Lelio Socini in Polonia e in Transilvania dove furono
organizzate congregazioni unitarie. In Olanda, dove più diffuso era il
n., vi fu invece una rivolta spontanea contro la rigidità della
teologia calvinista, soprattutto contro il dogma della predestinazione. ║
Per estens. - Atteggiamento di chi, pur aderendo ad un preciso credo religioso o
ad una dottrina ideologica o politica, non ne fa pubblica professione,
dissimulando le proprie opinioni e conformandosi esternamente alle opinioni
dominanti.