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Neruda, Jan.

Poeta e prosatore boemo. Dopo aver compiuto gli studi di Filosofia all'università, fu redattore nonché critico teatrale e letterario di vari giornali e riviste: "Tagesbote aus Böhmen", "Obrazy zivota", "Cas", "Hlas", "Národní listy". I racconti di N., riuniti nei volumi Arabeschi (1864 e 1880), Gente varia (1871), Racconti di Malá Strana (1878), attestano le sue qualità di narratore, la sua capacità di penetrare la realtà praghese e di descriverla con tratti veristici, in uno stile piacevolmente arguto e intriso di umorismo. Ma il nome di N. è soprattutto legato alla sua opera poetica, raccolta nei volumi: Fiori di cimitero (1858), in cui la lirica sepolcrale, ispirata dalla morte dell'amico A. Tollmann, è incrinata da un'aspra, incredula ironia; Libri di versi (1868), Canzoni cosmiche (1878), Ballate e romanze (1883), Semplici motivi (1883) e Canti del venerdì (postumi, 1896), una commossa riflessione sui destini della sua patria. Come prosatore, N. si provò, oltre che nel racconto, nei quadretti di genere, negli aneddoti, nei bozzetti umoristici. Non vanno, inoltre, dimenticati i vivaci feuilletons, nei quali egli unì l'interesse politico all'ironia e al grottesco; fu lui a introdurre il genere d'appendice nel suo Paese. Lasciò, infine, un'ampia produzione saggistica e innumerevoli articoli di critica letteraria e teatrale (Praga 1834-1891).