Filos. e Biol. - Costruzione teorica elaborata da Hans Driesch (1867-1941) per
reazione alla concezione positivistica, affermatasi nella seconda metà
dell'Ottocento con caratteristiche meccanicistiche per ciò che concerne
la spiegazione dei fenomeni naturali. A tale meccanicismo, che esclude
dall'ambito della natura ogni agente non riducibile alla causalità
materiale regolata da un ordine necessario e oggettivo di tipo deterministico,
Driesch oppose un ritorno al vitalismo, tipico di tutto un filone della
tradizione spiritualistica e panteistica, che affermasse la presenza di un
ordine finalistico nel mondo naturale, capace di orientare le tappe successive
dell'evoluzione dalle forme inferiori a quelle superiori della realtà
inorganica, organica e vivente. La teoria neovitalistica si differenzia dallo
spiritualismo creazionistico perché esclude che il salto da un ordine di
realtà inferiore a uno superiore possa essere spiegato mediante
l'intervento di una causalità spirituale divina trascendente, ma risolve
il finalismo della natura in base al principio di immanenza dei fattori
evolutivi alla realtà naturale stessa. Il carattere non meccanicistico
della teoria, bensì teleologico, cioè finalistico, è dato
dal fatto che l'ordine inferiore non appare in grado di spiegare l'ordine
superiore in base ai suoi elementi e alle sue strutture; è necessario,
pertanto, ammettere un principio di creatività naturale tale da
introdurre progressivamente degli elementi di novità. Per l'elaborazione
della sua concezione vitalistica, Driesch prese le mosse dall'analisi della
differenziazione funzionale e morfogenetica a livello embriologico, osservando
come la realizzazione di un programma di sviluppo nell'ambito di un organismo
individuale non possa essere compresa se non riconoscendo l'azione orientatrice
di una forza immanente alla realtà organica (ma irriducibile ai caratteri
fisici presenti in un dato momento, intesi staticamente). Driesch chiamò
il principio dinamico, che presiede alla realizzazione dello sviluppo di un
individuo, con il termine aristotelico di
entelechia, cioè forma
formante dell'organismo. L'entelechia, come fattore capace di introdurre
l'elemento teleologico nei processi vitali, assume quindi, nella teoria
neovitalistica, quel ruolo di principio creativo, spiegato dalle concezioni
creazionistiche con l'intervento di una causalità trascendente e dalle
concezioni meccanicistiche in base alla sola causalità materiale,
contenente, fin da principio, in sé la ragione di tutto lo sviluppo
successivo, sia come programmi, sia come capacità di attuazione.