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Nemi, Lago di.

Lago (1,67 kmq) vulcanico situato sui colli Albani. Di forma ovale, occupa il fondo di una cavità formatasi dalla fusione di due antichi crateri unitisi per il franamento delle sponde contigue. È alimentato da sorgenti e ha un emissario artificiale sotterraneo. Presso il lago, nella fenditura di una collina la leggenda vuole si ritirasse Numa Pompilio per i suoi colloqui con la ninfa Egeria. Sulla sponda orientale sono stati rinvenuti resti di tombe dell'Età del Ferro. Nell'antichità i luoghi intorno al L. di N. erano sacri a Diana, che vi prendeva il nome di Diana Nemorensis, e vi sorgeva un santuario a lei dedicato. La località era detta Nemus (cioè "bosco sacro") Dianae, o Nemus Aricinum per la dipendenza della città latina di Ariccia. Nell'area del santuario, localizzato nella zona a Nord del lago e che constava di una grande piattaforma rettangolare, sostenuta da muraglioni e delimitata da un portico colonnato, sono stati rinvenuti i resti di un altare, numerosi oggetti votivi e diversi ritratti, di epoca tiberiana. Più a Ovest sono i ruderi di un teatro (sono riconoscibili due fasi edilizie, una di età tardo-repubblicana, l'altra di età giulio-claudia) e di altri edifici. In prossimità del lago sorgeva anche una villa destinata al soggiorno dell'imperatore Tiberio. La leggenda popolare aveva tenuto vivo il ricordo di alcune navi affondate nel lago e di cui si era tentato il recupero sin dal Rinascimento. Nel 1446-47, infatti, L.B. Alberti fece il primo tentativo di recupero, danneggiando gli scafi; altri tentativi seguirono nel 1535, nel 1827 e nel 1895, quando furono riportati in superficie i bronzi ora al Museo nazionale romano. Gli studi per il recupero delle due navi culminarono nel 1927 con il progetto di abbassare il livello del lago, grazie al quale, tra il 1928 e il 1931, questi scafi vennero portati alla luce. Sulla riva fu costruito un museo per ospitarli; nel 1944 soldati tedeschi lo incendiarono e le navi andarono perdute.