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Nehru, Srī Javāharlāl.

(detto Pandit). Uomo politico indiano. Compì i suoi primi studi in India, studiando anche il persiano e l'arabo, quindi completò la sua formazione ad Harrow, a Cambridge e a Londra. Tornato in patria, esercitò l'avvocatura nello studio del padre Motilal, uomo politico amico di Gandhi ed esponente del Consiglio nazionale indiano. L'incontro con Gandhi spinse N. ad impegnarsi nella vita politica partecipando alla prima campagna di resistenza non violenta nel 1919. Entrò nell'Indian National Congress come leader dell'ala di sinistra, di tendenza socialista; nel 1923 divenne segretario generale del partito e nel 1930 presidente, carica che ricoprì anche nel 1936, 1937, 1946, 1951-54. La partecipazione alle campagne di disobbedienza civile promosse da Gandhi gli costò, sin dal 1921, vari arresti e incarcerazioni da parte delle autorità inglesi (trascorse in prigione l'intero periodo della seconda guerra mondiale). Nell'immediato dopoguerra condusse le trattative finali con l'Inghilterra per la costituzione di uno Stato indiano indipendente e accettò l'inevitabile spartizione del territorio tra popolazione musulmana (Pakistan) e popolazione indù (India). Primo ministro dal 1947, N. cercò di garantire al nuovo Stato la necessaria stabilità politica e di porlo sulla strada della modernizzazione. Vinta la resistenza degli oltre 500 Stati principeschi che, sotto il dominio inglese, avevano conservato una notevole autonomia, nel 1949 venne promulgata la nuova Costituzione che sanciva la nascita di uno Stato federale repubblicano e l'abolizione delle discriminazioni castali. Erede spirituale di Gandhi, ma guidato da una concezione più razionalistica e da un'idea più moderna dello Stato, N. evitò di far propri quegli aspetti del pensiero di Gandhi concernenti il rifiuto della moderna civiltà industriale. Scartata la via indicata dalla rivoluzione comunista, preferì un approccio graduale al processo di rinnovamento politico e sociale del Paese attraverso un'opportuna pianificazione, adottando un sistema di tipo "misto", ispirato ai modelli democratici europei, in cui l'iniziativa privata veniva subordinata alla pianificazione statale. In campo economico N. intraprese la riforma agraria e promosse tre piani quinquennali, incentrati sull'esigenza di industrializzare il Paese; essi non sortirono tuttavia gli effetti sperati, tanto che già nel 1958 gli ambiziosi programmi di riforma agraria e di pianificazione furono abbandonati. Sul piano internazionale, rifiutando la logica dei "blocchi" contrapposti, orientò la sua politica estera in senso neutralistico e contribuì attivamente alla formazione del movimento dei Paesi non-allineati promuovendo gli incontri di Colombo nel 1951, di Bandung nel 1955 e di Belgrado nel 1961. Perseguì la pace, lottando contro il razzismo e il colonialismo, ponendosi spesso come mediatore in complesse controversie internazionali (Corea, Gaza, Indocina, Congo). Nei confronti della Cina adottò una politica basata sul principio della coesistenza pacifica e ne sostenne l'ammissione all'ONU. Una violenta scossa al principio del non-allineamento e della neutralità attiva si ebbe nel 1962, in seguito al conflitto scoppiato fra India e Cina per la definizione del confine tibetano lungo la cosiddetta linea McMahon e al ricorso all'aiuto degli Stati Uniti. La crisi della sua politica estera riaccese focolai di nazionalismo nella società indiana e diede inizio alla parabola discendente del suo potere politico anche se N. mantenne grande prestigio e seppe fino all'ultimo imprimere al Paese uno slancio morale che consentì di frenare le pur forti tensioni e contraddizioni interne, manifestatesi apertamente dopo la sua morte (Allāhābād 1889 - Nuova Delhi 1964).