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Necker, Jacques.

Finanziere e uomo politico svizzero. Nato da una famiglia originaria della Pomerania, si impiegò giovanissimo presso il banchiere parigino Vernet; dopo aver accumulato una notevole fortuna, fondò nel 1756 a Parigi una banca in società con i fratelli Thellusson, iniziando un'intensa attività speculativa. Si affermò molto presto nel mondo della finanza parigina e con la moglie Suzanne Curchod aprì uno dei più frequentati e prestigiosi salotti parigini. Abbandonati ufficialmente gli affari nel 1772 per dedicarsi all'attività pubblica, acquistò vasta popolarità coi suoi scritti di economia politica, tra cui l'Elogio a J.B. Colbert, ritratto ideale del perfetto ministro delle finanze (premiato dall'Académie française nel 1773) e il Saggio sulla legislazione e il commercio dei grani (1775), in cui polemizzava col liberalismo economico del ministro Turgot e denunciava le condizioni miserabili del popolo attribuendole all'ingiusta distribuzione delle ricchezze. Vi affermava inoltre che la libertà del commercio dei grani, nella misura in cui favoriva solo alcuni ceti contro l'interesse generale, doveva essere abolita senza eccessivi riguardi per i diritti della proprietà. Nella sperequazione sociale N., amministratore non sospetto di tendenze rivoluzionarie, vedeva soprattutto un grave pericolo per l'ordine, tanto che, caduto Turgot nel 1776, fu nominato direttore del tesoro reale e nel 1777 direttore delle finanze, non potendo assumere ufficialmente la carica di ministro in quanto straniero e calvinista. Nella nuova carica N. attuò una serie di riforme ben accolte dall'opinione pubblica: impose economie nei bilanci ministeriali, abolì la manomorta nei demani regi, creò i monti di pietà; dal 1778 ricorse all'aumento del debito pubblico per finanziare l'intervento francese a fianco degli Americani nella guerra d'indipendenza. La sua illimitata fiducia nel sistema creditizio lo indusse a contrarre prestiti di vario genere, aumentando vertiginosamente i debiti delle finanze pubbliche e quindi il disavanzo annuale. In politica commerciale, pur conservando sostanzialmente intatto il regime protezionistico, liberò dalle restrizioni alcune merci e alcuni settori commerciali, consentendo una certa libertà al commercio dei grani. Nel 1778, facendo parzialmente propria l'idea di Turgot di creare delle assemblee legislative locali, ne istituì una, a titolo sperimentale, a Bourges, composta in maggioranza da rappresentanti del Terzo Stato e con un sistema di votazione per testa e non per Stati, così da suscitare una netta opposizione da parte della nobiltà, dell'alto clero e dei magistrati. Membri di queste classi intensificarono gli intrighi contro di lui, potendo contare sul potente ministro Maurepas. Per ribattere ai suoi oppositori N. si rivolse all'opinione pubblica con il famoso Compte rendu au Roy (1781), in cui denunciava la disastrosa situazione finanziaria dello Stato, le cause e i responsabili degli sprechi, attirandosi grande popolarità presso il Terzo Stato e l'ostilità aperta dei ceti privilegiati, che chiesero e ottennero dal re il suo allontanamento (19 maggio 1781). Ritiratosi a Saint-Ouen, negli anni successivi si dedicò alla pubblicazione di alcuni saggi: Sull'amministrazione delle finanze della Francia (1784), critica ai provvedimenti assunti dal suo successore Calonne; Memoria in risposta al discorso tenuto dal signore di Colonne, (1787). Nel 1788, di fronte al riacutizzarsi delle difficoltà economiche, sotto la pressione dell'opinione pubblica, fu richiamato come direttore generale delle finanze e ammesso nel consiglio dei ministri del re; N. dimostrò ancora una volta di essere un amministratore onesto e accorto, ma non uno statista capace di attuare riforme radicali, e soprattutto di comprendere come la crisi finanziaria che attanagliava la Francia fosse in realtà solo uno degli aspetti di una crisi più generale che coinvolgeva tutto lo Stato. Egli infatti si rendeva conto della necessità di mobilitare strati più vasti dell'opinione pubblica per vincere l'opposizione dei ceti egemoni e abbattere i vecchi privilegi, ma poiché il suo obiettivo era solo quello di creare un'amministrazione efficiente, si limitò a proporre un'opera di ristrutturazione dall'alto. Nel 1788 persuase il consiglio del re a concedere al Terzo Stato un numero doppio di rappresentanti all'Assemblea, lasciando però in sospeso la questione della procedura di voto. Dopo la convocazione degli Stati Generali, il 5 maggio 1789, egli insistette presso il re affinché affermasse la propria autorità e prendesse l'iniziativa nel campo delle riforme legislative. Il re però si lasciò convincere da altri consiglieri ad allontanarlo e ad opporsi alle richieste del Terzo Stato. La notizia della sua destituzione fece esplodere a Parigi l'insurrezione popolare culminata con l'assalto alla Bastiglia; migliaia di parigini invasero il palazzo reale per chiedere che N. rimanesse al suo posto e il re dovette acconsentire (16 luglio 1889). Nonostante questa ondata di popolarità, il moderatismo di N. mal si accordava coi nuovi sviluppi rivoluzionari; nominato il 6 agosto ministro delle Finanze, tentò invano di opporsi al crescente deficit; attaccato dagli avversari come Mirabeau e abbandonato dai suoi partigiani delusi, si ritirò definitivamente nel 1790. Stabilitosi a Coppet, in Svizzera, con la moglie e la figlia Germaine (la famosa Madame de Staël), vi trascorse i suoi ultimi anni, dedicandosi alla stesura di nuove opere: Il potere esecutivo nei grandi Stati (1792); Storia della rivoluzione francese (1797) (Ginevra 1732 - Coppet 1804).