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Nazionalsocialista.

(o nazista). Che si ispira ai principi del nazionalsocialismo. ║ Relativo al nazionalsocialismo. ║ Esponente del nazionalsocialismo. ║ Membro del Partito n. ● St. - Partito n. dei lavoratori tedeschi (NSDAP): movimento politico di estrema destra, fondato sui principi ideologici del Nazionalsocialismo (V.), costituitosi in Germania nel 1920, al termine di una fase di elaborazione in seno al Partito tedesco dei lavoratori (DAP) di A. Drexel e G. Feder. Il NSDAP, caratterizzato da un'organizzazione paramilitare (Sturm-Abteilungen, o SA, squadre di assalto; Schutz-Staffeln, o SS, squadre di protezione), ebbe come principali teorici e animatori G. Feder, E. Eckart, R. Hess, H. Göring, A. Rosenberg e A. Hitler (le vicende personali di quest'ultimo coincidono in larga misura con la storia del movimento politico). Dopo un fallito tentativo di colpo di Stato (Monaco, 8 novembre 1923), Hitler giunse al potere nel 1933, favorito dalla crisi politica in cui si dibatteva la Germania dal 1919 e dalla crisi economica che aveva fatto salire, nel 1932, a sei milioni il numero dei disoccupati. Nelle elezioni presidenziali del 1932 Hitler era riuscito a raccogliere 13 milioni e mezzo di voti, contro i 19 andati al rappresentante della coalizione conservatrice, il generale P.L. Hindenburg. Solo allora il cancelliere H. Brüning si decise a decretare lo scioglimento delle bande armate naziste che da tempo seminavano il terrore. Era però ormai troppo tardi per arrestare la scalata al potere di Hitler e del NSDAP. Nel mese di giugno (1932) il democratico Brüning fu sostituito dal cattolico di destra F. von Papen, appoggiato dalle alte gerarchie militari, dalle organizzazioni nazionaliste conservatrici, nonché dai nazisti che, nelle elezioni del luglio successivo, ottennero poco meno di quattordici milioni di voti e 230 seggi, affermandosi come il maggior partito del Reichstag. Nelle elezioni del novembre 1932, il NSDAP registrò, tuttavia, un calo di circa due milioni di voti. Questo avrebbe potuto costituire l'inizio di un rapido declino. Tuttavia, l'azione di von Papen per far cadere il Governo presieduto dal generale K. Schleicher portò alla formazione di un Governo capeggiato da Hitler, con von Papen come suo vice. Nominato dunque cancelliere il 30 gennaio 1933, Hitler assunse anche la carica di capo dello Stato l'anno seguente, alla morte di Hindenburg. A poco a poco egli seppe avocare a sé tutti i poteri dello Stato e instaurare una dittatura. Con uno dei primi provvedimenti, da lui adottati, vennero posti fuori legge tutti i partiti d'opposizione. Nell'ottobre 1933 la Germania abbandonò la Società delle Nazioni e il regime si impegnò nell'applicazione della dottrina razziale, secondo cui i Tedeschi costituivano una "razza superiore", storicamente destinata a dominare il mondo. Per arrivare alla conquista del potere, il NSDAP aveva cercato, da un lato, l'appoggio delle classi latifondista, finanziaria e industriale, nonché dei piccolo-borghesi nazionalisti; dall'altro, si era assicurato milioni di voti proletari, sulla base di un programma socialista. Tale programma aveva i suoi principali sostenitori tra gli appartenenti alle SA (Sturm-Abteilungen). Una volta conquistato il potere, cominciarono a farsi sempre più insistenti le richieste di far seguire all'avvenuta "rivoluzione nazionale" la promessa "rivoluzione socialista", cominciando dall'abolizione dei redditi non prodotti da lavoro. A questo punto Hitler e Göring ritennero opportuno procedere all'eliminazione degli elementi socialisteggianti del loro programma. Gli strumenti prescelti per questa operazione furono le formazioni delle SS (Schutz-Staffeln), affiancate dalla GESTAPO (Gehaime Staatspolizei), la polizia segreta di Stato. Queste organizzazioni agirono il 30 giugno 1934 nella famosa Notte dei lunghi coltelli (V.), le cui vittime principali furono E. Röhm, capo delle SA (Sturm-Abteilungen), G. Strasser, capo della corrente socialista del partito, e varie altre personalità invise al regime, tra cui l'ex cancelliere von Schleicher e il capo del Partito cattolico renano E. Kalusener. Ridotte in tal modo le SA all'impotenza, il potere n. si appoggiò alle SS e all'esercito, assoggettato alla volontà assoluta di Hitler e del ristretto gruppo di uomini che occupavano le posizioni chiave: Göring, Goebbels, Himmler. L'ossatura del regime era costituita, in primo luogo, dal NSDAP, il cui gruppo dirigente era l'anello principale di una lunga catena di organismi, chiamati a pronunciare annualmente il giuramento di "obbedienza eterna e incondizionata a Hitler". Dal Führer il potere si allargava, piramidalmente, sino alla base, attraverso numerosi funzionari di vario grado. Immediatamente al di sotto di Hitler, vi erano i Reichsleiter (dirigenti di partito): Rosenberg, von Schirach, Frick, Bormann, Frank, Ley, Goebbels, Himmler; questi uomini costituivano lo Stato maggiore hitleriano e si occupavano dei problemi politici generali. Tra i successivi gradi della gerarchia figuravano: i Gauleiter (responsabili dei distretti), i Kreisleiter (responsabili per la provincia) e altre cariche inferiori sino a giungere ai Blockwart, che controllavano, ciascuno, un gruppo di una cinquantina di famiglie, all'interno del quale agivano diverse spie. Ognuno di questi responsabili, dal più alto al più basso livello, disponeva di un apparato di funzionari che si occupava di ogni aspetto della vita del cittadino: educazione, propaganda, finanza, giustizia, ecc. Pertanto il Nazismo, diretto da una minoranza, ma collegato capillarmente alle masse, ebbe una base d'appoggio molto vasta, sostenuta dai tre più solidi pilastri dello Stato: esercito, burocrazia, giustizia. Facendo leva sulla mistica razziale e su tutte le sue diverse implicazioni, il Fürerstaat riuscì a trasformare il popolo tedesco in un docile strumento nelle mani del gruppo di potere. La cultura si trasformò in propaganda, ogni istituzione libera e ogni attività spontanea fu annientata, i giovani furono inquadrati nella "gioventù hitleriana", in modo che, "dalla culla alla tomba", ciascun individuo del Reich fosse costantemente sottoposto a un rigido controllo. Per quanto riguarda il tessuto sociale, il Nazismo eliminò ogni libera concorrenza tra i gruppi sociali, mirando a un progressivo livellamento tra le classi. Questo tentativo di cancellare le differenze di classe aveva come scopo precipuo l'accrescimento imperialistico dello Stato, organizzato su basi totalitarie. Far parte del Volk significava rinunciare alla propria personalità e alla propria vita privata. Niente doveva rimanere fuori dall'ambito della sfera di competenza del Governo: ogni interesse, fosse esso economico, morale o culturale, doveva essere controllato e utilizzato come parte dei beni nazionali. Il totalitarismo assunto come principio di organizzazione politica portò, in breve, all'abolizione del federalismo e dell'autogoverno locale. L'amministrazione politica divenne monolitica e il controllo si estese a ogni settore, dall'educazione alla scienza, all'arte, alla stampa. Nessun genere d'influenza doveva essere trascurato, "dal sillabario sino all'ultimo giornale" e ogni materia d'insegnamento doveva diventare un "mezzo per promuovere l'orgoglio nazionale" e "instillare nei cuori e nei cervelli, attraverso l'istinto e la ragione, il senso della razza e il sentimento della razza". Le istituzioni educative più importanti non furono le università, ma bensì gli istituti tecnici e le scuole di partito. Discipline quali la storia, la sociologia, la psicologia furono poste al servizio della propaganda. Furono inoltre elaborati vari progetti per purificare il cristianesimo dai suoi elementi non ariani o per sostituirlo globalmente con nuovi culti teutonici. I sindacati furono sostituiti dal Fronte unificato del lavoro, le cui attività erano sottoposte alla Camera economica nazionale. Attraverso un confuso concetto di socialismo di Stato, si procedette ad assoggettare allo Stato totalitario sia il capitale privato sia la forza lavoro, proprietari e operai, allo scopo di mobilitare e adattare a un'economia di guerra tutte le forze attive del Paese e le sue strutture economiche. Per giungere all'attuazione della teoria dello "spazio vitale", infatti, il regime si preparava a un conflitto che avrebbe dovuto garantire l'espansione dello Stato tedesco in tutta Europa. Atti preparatori del conflitto furono l'occupazione della zona smilitarizzata della Renania (marzo 1937), l'annessione dell'Austria (marzo 1938), lo smembramento della Cecoslovacchia (settembre 1938 - marzo 1939) e una serie di altri atti, culminanti nell'aggressione alla Polonia, nel settembre 1939, che segnò l'inizio della seconda guerra mondiale. La marcia trionfale delle armate tedesche in Europa portò, nel giro di pochi mesi, all'occupazione di gran parte del Vecchio Continente: Norvegia e Danimarca (aprile 1940); Belgio, Olanda e Francia (maggio-giugno 1940); Jugoslavia e Grecia (aprile-maggio 1941). Sembrava ormai che Hitler dovesse diventare padrone assoluto del campo. Tuttavia, la resistenza opposta dalla Gran Bretagna e dall'Unione Sovietica, l'intervento statunitense (dicembre 1941), la caduta di Mussolini in Italia (luglio 1943) e l'apertura del "secondo fronte" (giugno 1944), portarono il regime n. verso la rovina e la totale disfatta. La resa senza condizioni della Germania (7 maggio 1945), avvenne qualche giorno dopo il suicidio del Führer nel bunker della Cancelleria, assediata dalle forze sovietiche.