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Costruzione di una certa grandezza e capacità (stazza lorda superiore a 50 t) adibita al trasporto per acqua di persone, merci, a scopo per lo più commerciale, militare o scientifico. In genere la n. galleggia sull'acqua, ma può anche essere strutturata diversamente, in modo da scivolare sulla superficie acquea (idroscivolante), o rimanerne sollevata (hovercraft; aliscafo), o navigare in immersione (sottomarino). Si distinguono diversi tipi di n. a seconda delle zone di acqua percorse (marittime, costiere, alturiere, fluviali, lacuali, ecc.); del servizio assolto (da passeggeri, da carico, da lungo corso, ecc.); del materiale di costruzione del suo scafo (di legno, di metallo, ecc.); del suo sistema di propulsione (a remi, a vela, ecc.). ║ N. da latte: recipiente in forma di n. in cui, nella fabbricazione del formaggio, riposa il latte per l'operazione di scrematura. ║ Fig. - In allegorie, similitudini, ecc., termine utilizzato per alludere al corso della vita del singolo o di una comunità. ● Encicl. - Forme svariate di n. sono testimoniate sin dai tempi più remoti e nei luoghi più diversi. Tra le più antiche, le imbarcazioni monossile del Neolitico elvetico e quelle che appaiono nelle rappresentazioni grafiche delle rocce di Brastad (Svezia); i fasci di fusti di papiro d'Egitto; le zattere. Si tratta di forme conservatesi quasi intatte nei secoli e che esistono ancora oggi: imbarcazioni marittime, come le piroghe monossile a bilanciere della Polinesia, i catamaran dell'India, i caballito dell'America Meridionale; o le imbarcazioni fluviali, generalmente più semplici, come i quffa di vimini della Mesopotamia, o i galleggianti di otri di pelle dell'America settentrionale. Le prime imbarcazioni di cui ci è giunta notizia risalgono al V millennio e appartengono al mondo occidentale. Si tratta delle grandi imbarcazioni impiegate dagli Egiziani per la navigazione sul Nilo; costituite da fasci di papiro legati strettamente, presentavano lo scafo di forma lunata, con un cavo ritorto sostenuto da alcune forcelle, che univa la prora e la prua per evitare di incurvarsi. In seguito, per influenza della tecnica di costruzione delle genti orientali, più esperte, si incominciarono a realizzare imbarcazioni di legno. Il legname veniva in un primo tempo imbracato intorno allo scafo, che presentava al centro una tavola che lo irrobustiva; le n. erano spinte a remi e disponevano anche di una vela. Nel II millennio le n. egiziane si perfezionarono: venne eliminata la imbracatura esterna e si impiegò una vela più larga. Il miglioramento delle n. egiziane fu dovuto probabilmente al contatto con i Fenici, a cui si devono le prime n. di altura; i Fenici disponevano, infatti, di legnami più adatti e avevano maggiori relazioni con il mondo orientale, da cui potevano derivare utili esperienze. Inoltre essi ereditarono le conoscenze marinare e le innovazioni apportate dalla civiltà minoica, che nel III e II millennio a.C. aveva gettato le basi essenziali della costruzione navale classica: piccoli bastimenti a un solo albero in legno, con propulsione principale a remi e ausiliaria a vela.

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Al tramonto della civiltà minoico-micenea, la sua tradizione marinara passò definitivamente ai Fenici. Nei secoli successivi la n., che nel mondo omerico era ancora mezzo di trasporto, divenne anche mezzo di combattimento (secc. XI e VIII). Nel periodo greco-romano si stabilizzò in due tipi di uso specifico: militare e mercantile. Le n. mercantili per lungo tempo ebbero struttura dotata di uno scafo tondeggiante e alto di bordo, con propulsione affidata solo alla velatura, che permetteva di avere meno personale e di occupare meno spazio. Maggiore sviluppo ebbe la n. militare, il cui esemplare più importante era costituito dal pentecontoro pelagico, già in uso durante le guerre omeriche e modello per le successive n. cartaginesi e romane. Le n. per uso militare erano prevalentemente a remi, e la struttura definitiva della n. lunga da combattimento venne raggiunta dai Greci con la trireme nei secc. VI e V. Era munita di rostro, una sorta di sperone di prora che serviva per speronare e sventrare le n. nemiche, e presentava un'importante novità rispetto alla navigazione fenicia: l'impiego di un'ancora metallica. I Romani imitarono in seguito le n. greche, ma non riuscirono a raggiungere la loro perfezione sia per la minore abilità dei costruttori sia per la qualità inferiore dei materiali usati. Oltre che triremi (dotate, come quelle greche, di rostro e di una torre prediera per i soldati, di uno o due alberi a vela quadra) la flotta romana possedeva biremi spesso protette da un rivestimento metallico (catafratte) e n. leggere (liburne, con alta poppa e bassa prora) con un albero a vela quadra, da cui derivarono le n. arabe e il dromone dei Bizantini. Le n. remiere prendevano il nome dal numero degli ordini di remi che portavano: monoremi (pentecontero e liburna); biremi e triremi (greche); quadriremi e quinquiremi (cartaginesi e romane). Dopo la caduta dell'Impero romano, i Bizantini conservarono un tipo di n. militare a remi, il dromone, con vela ausiliaria (trevo); mantennero inoltre un tipo di n. mercantile, la tarida, con tre ruote a poppa, tre alberi, vele quadre. Il contatto tra le marinerie occidentale e araba portò, in seguito, a sensibili modificazioni nell'attrezzatura, specialmente con l'introduzione della vela latina, triangolare, atta a stringere il vento assai più della vela quadra, e nella costruzione, con scafi più leggeri e veloci (feluca, brigantino, ecc.). Si costruirono ancora unità grandi, come l'acazio bizantino, a vela quadra (acato), che doveva poi svilupparsi nei secoli successivi nella caracca e negli altri tipi gradualmente comparsi. Verso il 1000 nei Paesi scandinavi comparve la marina vichinga, che creava singolari tipi di grandi imbarcazioni, robuste e leggere, veloci e facilmente manovrabili, atte ad affrontare i tempestosi mari nordici: il drakar e lo snekar, navigabili sia da poppa sia da prora, attrezzati a vela e a remi. Nello stesso periodo, lungo le coste atlantiche dell'Europa si rielaborò la tecnica navale precedente, soprattutto per unità veliere, con direttive proprie, che doveva dare i suoi frutti dopo il XIV sec., grazie all'incontro con la tecnica mediterranea. Le crociate, riportando in primo piano il problema dei traffici marittimi, favorirono lo sviluppo straordinario delle Repubbliche marinare italiane nel XIII sec. Nel Mediterraneo, fino al XVII sec., dominarono le galere, costruite nei cantieri veneziani e genovesi, e le caracche. Le prime, perfezionamento degli scafi in legno, erano a propulsione a remi, con velatura ausiliaria a vele latine, su uno o due alberi; diverse si presentavano le caracche, pesanti e massicce, corte e larghe, con vasta e complessa velatura (su quattro e più alberi), dotate di grande capacità di trasporto, ma con scarse doti di velocità e di tenuta di mare rispetto alle basse e lunghe galere.

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Il periodo storico delle crociate e il conseguente accostamento tra le popolazioni occidentali portò gradualmente alla reciproca conoscenza e all'integrazione delle varie tecniche anche marittime; così, nel Trecento, entrò nel Mediterraneo un nuovo veliero mercantile atlantico, la cocca (simile alla caracca) munita di un solo albero e di una vela quadrata e di un timone fissato a poppa. Nell'oceano comparvero frattanto i galeoni, n. di tipo intermedio tra caracche, cocche e galere grosse, dotati di grande velatura e di un remeggio di riserva. Meno grandi, ma di qualità nautiche ottime, erano le caravelle iberiche del Quattrocento, snelle e leggere, attrezzate a tre alberi, come la Santa Maria di Colombo. Nel Cinquecento i Veneziani idearono le galeazze, che univano le doti delle grandi n. mercantili con quelle delle galere. Sempre nel Cinquecento si verificò una netta differenziazione tra le n. da guerra usate nel Mediterraneo e quelle atlantiche: le prime mantennero come base la propulsione a remi con vele ausiliarie, mentre nell'Atlantico il veliero si trasformò in n. da guerra. Dalla fusione dell'esperienza mediterranea e di quella atlantica, nel Cinquecento nacquero i tipi definitivi del nuovo grande veliero oceanico: il vascello, prototipo delle unità militari, e la n., prototipo delle mercantili, che dovevano sopravvivere, quasi inalterati, fino all'Ottocento. Sembra merito soprattutto degli Olandesi aver raccolto i diversi elementi preesistenti nei velieri d'altura, così da giungere all'ideazione da un lato dello scafo a tre ponti (coperta, batteria e corridoio), con strutture robuste, dall'altro dell'attrezzatura a tre alberi con la caratteristica velatura a n., cioè tre alti alberi multipli verticali, dotati di differenti tipi di vela. La velatura raggiungeva una superficie globale imponente, ma era suddivisa tra vele quadre e latine, in modo da sfruttare razionalmente i venti e in modo da poter essere regolata in ragione della loro forza, con la manovra dei terzaroli. Il vascello nacque per esigenze militari. La n. per eccellenza, non sempre bene distinta dall'unità militare, fu il galeone quattrocentesco: lo scafo, più leggero di quello dei vascelli, era nel complesso di grandezza minore (più corto e più largo, così da raggiungere la massima capacità di carico); l'attrezzatura, invece, era uguale. Accanto a queste due unità classiche, vi erano numerose unità minori, distinte in ragione del numero di ponti e di cannoni: vascelli, se a tre e a quattro ponti; fregate, se a due ponti; corvette, se ad un solo ponte. Oltre la n., si distinguevano il brigantino, con due alberi a vele quadre e bompresso; il pinco e lo sciabecco, con tre alberi a vele latine; la goletta, con due alberi a vele latine e bompresso. All'inizio dell'Ottocento gli Americani crearono un piccolo veliero celere di legno, il clipper, di forma affusolata, con velatura enorme, ultimo tipo originale di n. a vela. Già nell'Ottocento, infatti, la fabbricazione di grandi lamiere e di profilati di ferro e la costruzione della macchina a vapore offrirono nuovi mezzi per un rinnovamento completo delle costruzioni navali a partire dal periodo 1775-1825, cominciando dalla navigazione fluviale. Il 1807 è tradizionalmente considerato come l'anno dell'affermazione definitiva della propulsione a vapore con macchina alternativa e caldaia a carbone, per merito di R. Fulton, con la sua piccola n. in legno e a ruote Clermont, per navigare sul fiume Hudson. Il 1822 è considerato l'anno dell'affermazione degli scafi marittimi in ferro, per merito di A. Manby di Birmingham, col suo piroscafo Aaron Manby. Lo sviluppo della nuova tecnica si impose gradualmente: nel 1819 il veliero Savannah, con propulsione ausiliaria a ruote, attraversava l'Atlantico. Nello stesso anno si vararono a Napoli il Ferdinando I e, a Trieste, il Carolina, i primi piroscafi del Mediterraneo. Nel 1838 fu possibile l'inizio di un regolare servizio transatlantico col Great Western, piroscafo a ruote senza ausilio di vele.

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Nel 1843 il Great Britain di I.K. Brunel portò due grandi innovazioni nei transatlantici: l'adozione del ferro negli scafi e quella dell'elica (inventata nel 1836 da F.P. Smith) nella propulsione. Nel 1854 lo stesso Brunel creò il grande transatlantico veloce, la "città galleggiante", con dimensioni rimaste insuperate per molti anni, il Great Eastern. In seguito lo sviluppo delle costruzioni navali fu lento, ma continuo; si aumentò la sicurezza della navigazione con qualunque condizione atmosferica, e si realizzò una compartimentazione più minuta dello scafo, una diffusione del propulsore a elica in luogo delle ruote, un incremento dei mezzi di salvataggio. Più vistoso fu il progresso degli apparati motori, sempre più potenti. Dal 1880 si iniziò ad applicare l'elettricità ai servizi ausiliari di bordo. Nell'Atlantico settentrionale ci fu una gara tra le Marine britannica, francese e tedesca, per creare piroscafi sempre più grandi, lussuosi e veloci; partendo dai primi Atlantic ferries, si passò al Britannic (1870), al Bourgogne (1890), al Deutschland (1900). Sulle altre rotte si moltiplicarono unità miste, per passeggeri e merci, con adeguate disposizioni di alloggi. Nello stesso periodo, ma più lentamente che nel naviglio mercantile, il ferro e il vapore si estesero al naviglio militare. Il vascello vide prima comparire accanto alla velatura, come semplice ausiliario, l'apparato motore a vapore a elica (Napoléon, francese, 1855), che in pochi anni la sostituì integralmente; si diffusero, inoltre, nuove armi, che bandirono gli scafi di legno per introdurre scafi profondamente modificati: in ferro, corazzati (Warrior, britannico, 1860). Sorsero quindi la grande n. da battaglia moderna, la corazzata, la cui prima realizzazione integrale fu forse la Duilio italiana (1872-76) di B. Brin, e l'incrociatore, erede delle fregate e delle corvette del periodo velico (Garibaldi, italiano 1895). Nuove armi, la torpedine e il siluro, nella seconda metà del XIX sec. diedero origine a nuove unità: la torpediniera (1871); il cacciatorpediniere (Pietro Micca, 1873), destinato a combattere le torpediniere e infine il sottomarino, poi sommergibile. Il sottomarino, la n. più originale dell'Ottocento, apparve nella guerra di Secessione americana, perfezionato soprattutto dai Francesi (sottomarino Gymnote, 1888); verso la fine del secolo aveva già raggiunto una fisionomia definitiva (sommergibile Narval, 1896). Oggi è possibile realizzare unità di qualunque dimensione, con velocità massima di 30 ÷ 40 nodi, in grado di reggere qualunque condizione di mare. La tecnica navalmeccanica incontra i suoi limiti negli impianti portuali, nelle dimensioni dei canali interoceanici, nel carico finanziario. ║ N. mercantili: questo tipo di n. ha ininterrottamente sviluppato, nel XX sec., le sue caratteristiche essenziali: sicurezza, capacità di carico (passeggeri e merci), velocità, autonomia, grazie principalmente a un'accentuata specializzazione nell'impiego e a un graduale aumento nella grandezza media. Si distingue, a seconda dei servizi che esercita, in: n. da passeggeri (grandi transatlantici); n. mista (da passeggeri e da carico); n. da carico (12 o meno passeggeri), a sua volta distinta, a seconda delle merci cui è destinata, in n. da carico secco (vario o alla rinfusa), per carico liquido (cisterne), per merci deperibili (refrigerate), per minerali; n. per servizi speciali (n. traghetto, n. fattoria, naviglio da pesca, ecc.); n. di servitù, comprendente rimorchiatori d'alto mare e portuali; n. salvataggio. A causa dei continui cambiamenti e delle esigenze nei trasporti su vasta scala, è in atto, dagli anni Sessanta, un notevole mutamento, consistente nell'aumentata richiesta di alcuni tipi di n. e nel declino di altri. Le n. da passeggeri coprono un vasto settore di tonnellaggio; si va dai battelli per la navigazione sui laghi ai grandi transatlantici. Le grandi n. da passeggeri sono impiegate a scopi turistici, come n. albergo, o per crociere; sono caratterizzate da scafi con grandi sovrastrutture e con una compartimentazione minuta, che ne garantisce una ragionevole insommergibilità, presentano un allestimento molto complesso ed elevate velocità, ottenute con apparati motori di notevole potenza. Questo tipo di n. ha subito ultimamente un ridimensionamento, a vantaggio del trasporto aereo, grazie all'impiego di aerei sempre più veloci, grandi, sicuri. Nell'interscambio nazionale o tra Nazioni limitrofe, è emersa l'esigenza del trasporto, insieme ai passeggeri, delle loro autovetture; sono state di conseguenza sviluppate n. tra le 5 e le 10.000 t, in grado di soddisfare questa necessità. Tra le n. da carico, hanno assunto particolare importanza le n. portacontenitori per il trasporto di container, grossi contenitori in grado di contenere, mantenendolo integro, un consistente quantitativo di prodotto. Tra queste n. prevalgono quelle dette Roll-On e Roll-Off, che permettono rapide operazioni di sbarco e imbarco delle merci mediante grandi portelloni aperti sui due fianchi. Dello stesso tipo sono le n. LASH (Lighters Above SHip) o n. portachiatte, con cui è possibile scaricare chiatte complete di carico senza aver bisogno di banchine. Tra le n. per carico liquido, importante funzione hanno le n. cisterna, che con le petroliere hanno raggiunto dimensioni superiori ai transatlantici. Queste n. possiedono scafi dal disegno particolare, suddivisi in cisterne che contengono direttamente il carico liquido, con un solo ponte e senza doppio fondo; nelle cosiddette superpetroliere raggiungono le 700.000 t. Nell'ambito delle n. cisterna sono diffuse anche le metaniere, per il trasporto di gas combustibili liquefatti. Tra le n. per servizi speciali si hanno le n. traghetto per il trasporto di veicoli; le n. officina, attrezzate appositamente per servire da officina mobile al servizio di altre n.; le n. posacavi, per la posa di cavi sottomarini, le n. rompighiaccio, con scafo molto robusto, le n. oceanografiche, attrezzate per le ricerche scientifiche, le n. per la pesca delle balene, ecc.; in particolare, il naviglio per la pesca costituisce una grande categoria con caratteri propri, con una vastissima gamma di modelli.

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N. militari: fino alle convenzioni navali di Washington (1922), lo sviluppo del naviglio militare seguì gli indirizzi affermatisi alla fine dell'Ottocento: la grande n. corazzata, veloce e bene armata, restava la regina dei mari (Hood, britannica, 1918). Ma la prima guerra mondiale rivelò la grande potenzialità del naviglio subacqueo e, sia pure su scala ancora limitata, del trasporto aereo, influenzando profondamente il periodo 1919-39; si ebbe un ulteriore aumento delle n. di linea (Vittorio Veneto, italiana, 1935; Yamato, giapponese, 1939); fu sollecitata la creazione delle grandi n. portaerei (Saratoga, Stati Uniti, 1925). Il sommergibile si sviluppò in Germania, in Francia e in Italia. L'esperienza rivoluzionaria della seconda guerra mondiale dimostrò, da una parte, l'importanza dell'aviazione navale, cioè della portaerei, d'altra parte la perdurante importanza del sommergibile. Le innovazioni tecniche continuarono a svilupparsi anche dopo il 1945 nel campo della propulsione nucleare, delle armi missilistiche con o senza testata nucleare, dei satelliti artificiali per scoperta o per comunicazioni, dei radar, dei sonar, dei sistemi automatici per l'utilizzazione e lo scambio di dati, ecc. Oggi le n. militari, profondamente mutate, comprendono due classi di unità navali maggiori, quella armata di artiglieria e lanciamissili (corazzata) e quella armata di aerei (portaerei), oltre alle altre numerose classi di unità complementari: incrociatori, unità sottili, sommergibili. La corazzata è destinata a impiegare la potenza delle artiglierie e presto quella dei missili (Vanguard, britannica, 1942-46). La portaerei è destinata a impiegare l'offensiva aerea nella sua piena potenza (Forrestal, Stati Uniti, 1955); la propulsione nucleare ha ulteriormente elevato le prestazioni delle portaerei: autonomia quasi illimitata, aumento della scorta di carburante per gli aerei, ecc. Particolari, infine, sono le portaelicotteri, il cui primo esempio risale al 1961 con la Rizzo. Gli incrociatori e i cacciatorpedinieri hanno visto drasticamente ridotto il loro armamento in artiglierie a favore degli impianti missilistici, sia di tipo superficie-superficie (antinave), sia di tipo superficie-aria. In campo subacqueo si è verificato un mutamento nei sommergibili (siluranti navali con riserva di spinta intorno al 20%), che con l'avvento della propulsione nucleare hanno assunto la caratteristica di sottomarini, n. cioè aventi riserva di spinta minima (5%) e capaci di rimanere totalmente immerse per periodi di tempo infinitamente lunghi. Il naviglio minore di superficie si è sviluppato in misura imponente a partire dalla seconda guerra mondiale: esso comprende principalmente le siluranti di superficie, torpediniere, motoscafi e motovedette; le unità per l'impiego delle mine, affondamine; i cacciasommergibili, piccoli (corvette) e grandi (fregate); le unità di scorta antisommergibile e antiaerea (escort destroyers, sloops, ecc.), infine le unità appoggio aerei (fregate A), da scorta, ecc. Tra i navigli ausiliari si citano le n. appoggio; le n. officina; le n. per munizioni; le n. da sbarco. ● Tecn. - Si suole suddividere nei tre rami fondamentali dell'architettura navale inerente alla progettazione, della costruzione navale per la realizzazione strutturale e, infine, della realizzazione delle macchine navali per la propulsione dell'imbarcazione. ║ Architettura navale: alla base del progetto dell'architetto navale vi sono, innanzi tutto per le n. mercantili, le richieste dell'armatore, per quelle militari quelle del committente statale (impianti speciali, dislocazioni delle armi, ecc.). L'architetto, tenendo conto delle caratteristiche richieste, realizza un primo progetto generale con dimensioni, peso, dislocamento a pieno carico, e individua la potenza necessaria alla navigazione. Esegue quindi il piano di costruzione, un disegno in cui si delineano le linee dello scafo che è inviato alla vasca sperimentale, dove viene creato un modellino dello scafo in scala ridotta che serve per sperimentare una serie di prove sull'acqua, in particolar modo quelle per individuare la resistenza dell'acqua e la conseguente potenza necessaria alla propulsione. La n. deve possedere caratteristiche generali di navigabilità, di sicurezza e di funzionalità, in parte immutabili, perché legate alla natura della navigazione, in parte perfezionabili, perché legate ai mezzi tecnici disponibili. Tali caratteristiche dipendono dalle sue funzioni, le quali ne impongono il volume (stazza lorda, in tonnellate di stazza, pari a m3 2,832), la portata (portata lorda in tonnellate di peso), la velocità (in nodi di m/h), la autonomia (in miglia marine), ecc. Le principali caratteristiche architettoniche delle n. sono: la galleggiabilità, come sufficienza ed equilibrio di spinta in relazione al peso; la stabilità statica, come stabilità di assetto, cioè tendenza a ritornare spontaneamente nella posizione prestabilita di equilibrio, se sottoposta ad azioni inclinanti; la stabilità dinamica, ovvero la riserva di energia raddrizzante, potenzialmente disponibile per compensare l'energia sviluppata dalle azioni inclinanti esterne; la stabilità di piattaforma, ossia l'attitudine a oscillare tranquillamente, anche in mare mosso; la manovrabilità, che comprende tanto la capacità della n. di conservare la propria rotta se, per cause esterne, ne viene allontanata (n. con stabilità di rotta), quanto quella di assumere rapidamente la rotta nuova, quando sia richiesta (n. manovriera); la minima resistenza al moto, in relazione a una determinata velocità; il migliore coordinamento della carena con i sistemi di propulsione e la determinazione della potenza che questi devono sviluppare per ottenere la desiderata velocità (per cui sono necessari da un lato la carena di minima resistenza, dall'altro un rendimento propulsivo totale che sia il massimo possibile).

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Le caratteristiche costruttive sono: la rigidezza, cioè l'attitudine a conservare la forma di progetto; il carattere stagno, ossia la proprietà di essere impermeabile alle infiltrazioni d'acqua; la robustezza dello scafo (per garantire l'indeformabilità e l'impermeabilità in qualunque condizione di tempo e di mare), la leggerezza e il minimo ingombro, la rispondenza in ogni sistemazione (sicurezza, allestimento, apparato motore, ecc.) alle condizioni necessarie alla sua funzione e manutenzione. La realizzazione delle forme di minima resistenza al moto e di massima utilizzazione è legata al materiale impiegato (legno, acciaio, leghe leggere, materiali speciali), alla sua impermeabilità, resistenza, durata, possibilità di unione degli elementi costitutivi, facilità di lavorazione, ecc. I legnami sono dotati di caratteristiche favorevoli per impermeabilità, lavorabilità, elasticità, ecc. Vengono resi più resistenti all'usura del tempo attraverso l'impiego di resine speciali e si rendono incombustibili con particolari trattamenti chimici (ignifugazione). Le strutture in legno risultano, in complesso, più pesanti e ingombranti di quelle in acciaio, per cui sono ormai da tempo escluse per gli scafi più lunghi di 50 m, e sempre meno impiegate anche per gli scafi medi e piccoli. Gli acciai, diversamente, consentono strutture relativamente leggere e poco voluminose, ma sono soggetti alla corrosione e devono essere continuamente protetti con mezzi speciali (vernici anticorrosive, trattamenti anodici, ecc.). Per concludere, sono basilari le caratteristiche riassunte nella locuzione buone qualità nautiche, che costituiscono la sintesi delle precedenti caratteristiche e della capacità di manovrare e di navigare con sicurezza in mare avverso. ║ Allestimento navale: comprende tutti i servizi ausiliari della n., cioè quelli che ne garantiscono la sicurezza e ne permettono il funzionamento; i principali riguardano: la navigazione, le manovre marinaresche, la sicurezza, l'illuminazione, il carico, l'equipaggio e i passeggeri. Questi servizi sono elettrificati attraverso l'installazione di centrali generatrici azionate da Diesel-generatori o turbogeneratori a vapore, alimentati da apposite caldaie ausiliarie. ║ Costruzione navale: riguarda la fase progettuale e la fase costruttiva vera e propria. Una volta stabilito il modellino nelle sue forme architettoniche, bisogna realizzare una struttura in grado di resistere alle varie sollecitazioni a cui sarà sottoposta durante la navigazione. Le varie parti della n. (paratie, ponti, paramezzali, puntelli) sono sollecitate da spinte, pressioni idrostatiche dovute al moto della n., ai pesi, al motore stesso.

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Bisogna quindi calcolare l'entità di tali sollecitazioni; viene così eseguito un progetto particolareggiato nell'ufficio studi del cantiere, quindi si passa alla fase operativa nei cantieri veri e propri. Contemporaneamente si eseguono studi per l'apparato motore. La costruzione avviene in quattro fasi: prima si procede all'approvvigionamento del materiale e al taglio delle lamiere di costruzione; in seguito i vari blocchi vengono trasportati e posti sullo scalo per la messa in opera; nella terza fase si passa all'assemblaggio vero e proprio e nella quarta, e ultima, all'allestimento. ║ Macchine navali: per quanto riguarda le caratteristiche del motore della n., nella sua progettazione ci si basa sulle prove eseguite sul modello nella vasca navale. Oggi i tipi di impianti di propulsione possono essere a combustione esterna o a combustione interna. Tra i motori a combustione esterna sono attualmente poco impiegate le caldaie a carbone e le motrici alternative a causa del loro basso rendimento, mentre largamente diffuse sono le caldaie a nafta impiegate per le grandi potenze. Inoltre, l'energia nucleare ha aperto nuovi orizzonti anche alla propulsione navale, soprattutto per la grande autonomia che essa permette di realizzare, anche ad elevate velocità, con minimo consumo ponderale di combustibile nucleare, nonostante il forte peso dell'impianto provocato dalle schermature contro le radiazioni. Tra le macchine a combustione interna, i motori a benzina sono usati solo nelle barche di piccole dimensioni, mentre trovano maggiore impiego i motori Diesel. Le n. mercantili utilizzano impianti con motori Diesel. Nell'ambito del naviglio militare invece, a causa degli elevati valori di velocità e di potenza richiesti in molti casi, si adottano impianti motori sia con turbine a vapore, sia con turbine a gas. Frequente è l'uso di apparati di propulsione basati su motori Diesel veloci e su sistemi combinati motori Diesel-turbine a gas. I sommergibili (non nucleari) sono ancora dotati di motore a combustione interna (Diesel) per la navigazione in superficie, e di motore elettrico per quella in immersione. ║ Protezione delle n.: nella costruzione navale militare moderna, si indicano con questa espressione tutti i mezzi passivi che concorrono a proteggere la n. contro gli effetti degli attacchi eseguiti con missili, artiglierie, armi subacquee o aeree.

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I mezzi di difesa dell'integrità della n. sono essenzialmente tre: la corazza, costituita da piastre di acciaio speciale; la compartimentazione, cioè la suddivisione verticale e orizzontale dello scafo in locali stagni; il sistema ad azione idrodinamica, con cui si dispongono strutture tubolari leggere, vuote e circondate da acqua, all'interno dell'involucro resistente da proteggere. ● Dir. - Secondo il diritto italiano, n. è qualsiasi costruzione destinata al trasporto per acqua, anche a scopo di rimorchio, pesca o diporto. Diverse sono le classificazioni riguardanti le n.; tra le principali, è quella che distingue le n. in maggiori e minori. Alle prime appartengono le alturiere, destinate alla navigazione in alto mare, alle seconde le costiere, destinate alla navigazione lungo le coste a distanza non superiore alle 20 miglia e alla navigazione interna. Esistono, infine, i galleggianti mobili, impiegati non per il trasporto, ma per qualsiasi altro servizio necessario per la navigazione e il trasporto in acque marittime. Il D.P. del novembre 1972 prevede quali siano i dispositivi di sicurezza di cui deve disporre ogni n. Una n. mercantile è individuata (art. 137 Cod. Nav.) da tre elementi fondamentali: nome (per le maggiori) o numero (per le minori); stazza (in tonnellate); luogo di iscrizione. La n. è un bene mobile: gli atti costitutivi, traslativi o estintivi di proprietà o di altri diritti su n., devono essere fatti per iscritto a pena di nullità, e resi pubblici. È una massa composta, perché costituita da un insieme di parti che formano una massa individua (corpo della n.). È assoggettata al controllo dello Stato dal momento in cui ne è iniziata la costruzione fino a quello in cui è cancellata dal registro dov'è iscritta. La n. deve avere a bordo i seguenti documenti: carte di bordo (se n. maggiore, atto di nazionalità e ruolo di equipaggio; se n. minore, la licenza); libri di bordo (giornale nautico, giornale di macchina, giornale radiotelegrafico); documenti di bordo (certificato di stazza, di classe o di navigabilità, di bordo libero, di visita, doganali e sanitari). Di antica origine e strettamente connesso all'importanza delle imprese marittime collettive, è l'istituto della comproprietà della n. Le quote di compartecipazione nella proprietà comune sono espresse in carati, che possono paragonarsi ad altra qualsiasi quota di proprietà indivisibile. Le n. da guerra fanno parte del demanio privato, o patrimonio dello Stato.

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● Dir. internaz. - Vengono denominate private o mercantili le n. destinate al raggiungimento di fini economici di natura privata; pubbliche o di Stato (n. da guerra, n. della polizia), quando attraverso esse lo Stato esercita un suo potere. ║ N. private: generalmente di proprietà di privati, potrebbero essere anche di proprietà dello Stato senza mutare natura giuridica, perché estranee all'esercizio delle sue funzioni di potere. In alto mare, le n. private sono soggette all'esclusivo potere dello Stato del quale battono la bandiera e che pertanto ha diritto a che nessun Stato estero, in alto mare, le sottoponga ad alcun atto di coercizione. In linea generale, la delimitazione fra la potestà dello Stato di cui la n. batte la bandiera e la potestà dello Stato costiero presso cui la n. si trova può considerarsi informata al criterio che ogni fatto che si compie e si esaurisce nell'ambito della n. (ad esempio: questioni disciplinari riguardanti l'equipaggio) rientra nella competenza dello Stato della bandiera, mentre ogni fatto che oltrepassa tale ambito non può sfuggire all'esercizio dei poteri dello Stato costiero stesso. ║ N. da guerra: organi militari dello Stato costituiti da due elementi complementari fra loro: l'elemento materiale, consistente nella n. stessa; l'elemento personale, consistente in un comando e in un equipaggio organizzati militarmente, e recanti, quindi, il segno estrinseco dell'uniforme militare. Oltre alle n. da combattimento, tra le n. da guerra sono comprese le n. ausiliarie, le n. scuola, in tempo di pace le n. ospedali, e le n. mercantili, temporaneamente adibite a servizi della Marina militare. Il diritto internazionale comune e quello convenzionale (convenzione di Bruxelles, 1926) prevedono, relativamente alle n. da guerra, particolari immunità (reali o personali). Esse assicurano l'inviolabilità della n. e prevedono l'esenzione del suo equipaggio dalla giurisdizione locale. L'espressione extraterritorialità, con cui si fa riferimento alla condizione giuridica delle n. da guerra di uno Stato nelle acque territoriali di un altro Stato, significa che, fino a quando dura tale condizione, lo Stato costiero subisce, rispetto alla n. stessa e ai suoi uomini, una limitazione nei poteri. ║ N. ospedale: n.. destinata specificamente ed esclusivamente al trasporto e all'assistenza sanitaria di feriti, malati e naufraghi. Si distinguono n. ospedali, appartenenti alla Marina militare degli Stati belligeranti, e n. ospedali equipaggiate dalle società nazionali della Croce Rossa, o da società di soccorso ufficialmente riconosciute, o da semplici privati, le une e gli altri appartenenti sia a uno Stato belligerante sia a uno Stato neutrale. La condizione giuridica internazionale delle n. ospedale è disciplinata dalla II convenzione di Ginevra del 12-8-1949, artt. 22-35. Le norme internazionali fanno obbligo alle potenze belligeranti di astenersi dall'esercitare, rispetto alle n. ospedali, la violenza bellica e il diritto di preda, e di rispettarle e proteggerle in ogni circostanza. Affinché le potenze belligeranti rispettino tale obbligo, è necessario che siano stati comunicati alle parti in conflitto, dieci giorni prima dell'impiego delle n. ospedale, i nomi e le caratteristiche strutturali delle n. stesse; che queste rechino alcuni segni esteriori, idonei al riconoscimento a distanza; che le n. non siano impiegate per alcuno scopo militare. ║ N. di cartello o parlamentarie: n. impiegate ai fini della conclusione o dell'esecuzione delle convenzioni (cartelli) che i belligeranti stipulano fra loro allo scopo di regolare materie attinenti allo stato di guerra. Per la funzione stessa cui sono adibite, le n. di cartello sono immuni dalla violenza bellica. Sono munite di speciali contrassegni. ● Icon. - Nell'arte cristiana la n. rappresenta la Chiesa di cui Cristo è nocchiero; o l'anima in viaggio tra le tempeste della vita, verso la vita eterna.

Modello tridimensionale della caravella Pinta usata da Colombo

Modello tridimensionale della caravella Santa Maria usata da Colombo

Modello tridimensionale di nave romana

Modello tridimensionale della nave Amerigo Vespucci, varata il 22 febbraio 1931

Modello tridimensionale della nave da battaglia tedesca Bismarck impiegata durante la seconda guerra mondiale

Modello tridimensionale della portaerei giapponese Shinano

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