Scià di Persia. Appartenente alla dinastia Qagiar, succedette al
padre Mohammed Shāh, all'età di diciassette anni, nel 1848.
Governò la Persia per quasi mezzo secolo, morendo pugnalato nel 1896.
Egli compì il più serio tentativo di modernizzare l'esercito
iraniano, chiamando ufficiali russi ad addestrare e comandare la brigata
cosacco-persiana, rimasta l'unica formazione militare moderna della Persia sino
alle riforme operate dopo il 1925 dallo scià Riza. Sotto il suo regno, il
Paese conobbe disordini interni, i più gravi dei quali furono le
agitazioni messianiche del Babismo, verificatesi nei primi anni del suo governo.
Aspetti nuovi presentarono, poi, le agitazioni che caratterizzarono gli ultimi
anni del suo regno, dovute alla crescente influenza straniera nel Paese e
all'occidentalizzazione, alla quale egli fu sostanzialmente ostile. Nel 1890
assegnò a un commissario britannico il monopolio della produzione,
vendita ed esportazione del tabacco. La concessione suscitò nel Paese un
vasto movimento di protesta, soprattutto da parte dei mercanti, appoggiati dagli
ulama che, valendosi della propria autorità religiosa,
proclamarono il boicottaggio del tabacco e proibirono il fumo sotto qualsiasi
forma. Il suo assassinio, nel 1896, fu la riprova dell'influenza delle idee
divulgatesi durante tale protesta: egli venne, infatti, ucciso da Mirza Mohammed
Riza, un seguace di Jamal al-Din al-Afghani che lo scià aveva fatto
arrestare ed esiliare nel 1891 (Teheran 1831-1896).