Nome d'arte di
Friedrich Wilhelm Plumpe. Regista cinematografico tedesco.
È considerato, insieme a Fritz Lang, il più grande autore del
cinema muto tedesco, celebre, oltre che per aver firmato storiche pellicole,
anche per aver contribuito allo sviluppo degli effetti speciali e al
perfezionamento delle tecniche narrative. Dopo qualche esperienza teatrale come
allievo di M. Reinhardt, esordì nella regia con
Il ragazzo in blu
(1919), cui seguirono
Satana e
La testa di Giano di cui non rimane
traccia. Sempre al primo periodo appartengono anche
Der Gang in die Nacht
(1920) e
Il castello di Vogelod (1921), pellicole che non ci sono giunte
integre. Nel 1922 realizzò
Nosferatu il vampiro, considerato un
capolavoro dell'Espressionismo cinematografico e al tempo stesso "il più
poetico dei film dell'orrore" e due film di minore importanza:
Fantasma e
La terra che fiammeggia. Dopo
Espulsione e
Le finanze del
Granduca (1923) portò a termine la sua seconda opera di grande
rilievo:
L'ultima risata (o
L'ultimo uomo, del 1925) che gli
conferì fama internazionale. Successivamente realizzò
Tartufo (1925) tratto da Molière e lo spettacolare
Faust
(1926), collocandosi nella corrente realistico-psicologica di quegli anni.
Trasferitosi negli Stati Uniti diresse
Aurora (1927), da un racconto di
Sudermann,
I quattro diavoli (1928) e
Nostro pane quotidiano
(1930). Allontanatosi dalla Fox, sceneggiò, diresse e produsse in
collaborazione con R. Flaherty
Tabù (1929-31), pellicola di grande
impegno figurativo pervasa da temi cari a
M.: il conflitto individuale,
il dolore e la morte. Morì in un incidente automobilistico (Bielefeld,
Vestfalia 1889 - Santa Barbara, California 1931).