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Morto, Manoscritti del Mar.

Complesso di manoscritti e di frammenti di manoscritti appartenuti a un'antica comunità religiosa ebraica, identificabile con gli Esseni (V.). Furono rinvenuti nel deserto di Giuda, presso le rive occidentali del Mar Morto, in undici grotte della regione di Qumrān (per questo motivo sono conosciuti anche come manoscritti di Qumrān). Il primo ritrovamento fu casuale: nel 1947 alcuni beduini scoprirono in una grotta presso Gerico delle giare di terracotta contenenti rotoli di pelle manoscritta, acquistati poi fortuitamente da uno studioso israeliano. Le spedizioni scientifiche di perlustrazione archeologica nel territorio iniziarono due anni più tardi, guidate da G. Lankester Herding e da P.R. de Vaux. Queste portarono alla scoperta delle undici grotte e di una vasta raccolta di manoscritti pergamenacei, attualmente conservati nel Museo archeologico di Gerusalemme. Nel 1951 si intrapresero gli scavi delle rovine di Khirbet Qumrān, situate sulla cima del terrazzamento, dove erano state rintracciate le grotte: furono portati alla luce i resti di un edificio di carattere monastico, comprendente, tra l'altro, anche una sala di scrittura (scriptorium), probabile sede della redazione dei manoscritti. Tale edificio doveva costituire il centro amministrativo, organizzativo e culturale di una comunità abbastanza ristretta e autosufficiente, i cui membri vivevano probabilmente nelle grotte della regione circostante. Gli studiosi fanno risalire l'insediamento di tale comunità alla prima metà del II sec. a.C. e ritengono che essa abbia raggiunto il massimo sviluppo tra il I sec. a.C. e i primi anni del I sec. d.C., nel periodo di Erode il Grande; l'inizio del suo declino viene fissato dopo il 70 d.C., a seguito dell'occupazione romana. Coincidente con questa datazione è quella dei manoscritti, ascrivibili a un periodo compreso tra il II sec. a.C. e il I sec. d.C., per quanto non manchino esemplari del II sec. d.C. Considerando che fino al 1947 i manoscritti ebraici conosciuti erano decisamente più recenti (posteriori di circa un millennio), il ritrovamento dei M. del M.M. risulta avere un'importanza eccezionale. Questi testi risultano, infatti, estremamente preziosi dal punto di vista storico, linguistico, paleografico e religioso. I manoscritti contenenti passi biblici sono 173. Dell'Antico Testamento sono stati ritrovati: una copia completa e una frammentaria del libro di Isaia e frammenti di quasi tutti gli altri libri (eccetto che del libro di Ester), in ebraico; frammenti del libro di Daniele e di Tobia in aramaico; frammenti del libro della Sapienza, in greco. Del Nuovo Testamento rimangono frammenti dei Vangeli di Marco e di Giovanni e degli Atti degli Apostoli, in greco; frammenti dei Vangeli di Luca e di Giovanni, degli Atti degli Apostoli e della Epistola ai Colossesi, in aramaico-palestinese cristiano. Degli apocrifi testamentari sono i frammenti in ebraico dei Giubilei, di Enoc e dei Testamenti dei dodici patriarchi, nonché un apocrifo della Genesi in aramaico. Numerosi sono anche i testi religiosi non biblici, appartenenti alla comunità essena: la Regola della comunità, la Regola della congregazione, la Regola della guerra, i Commenti biblici, il Rotolo del Tempio, una raccolta di Inni e di Salmi e il Documento di Damasco o sadoqita. Sono stati ritrovati anche numerosi testi non religiosi: i documenti ebraici relativi alla rivolta di Bar Kōkebā, lettere, contratti e documenti (anche in siriaco e in arabo), frammenti letterari come quello in greco dell'Andromaca di Euripide. Da questa ampia documentazione risulta evidente che la comunità religiosa di Qumrān doveva essere un gruppo ebraico distinto dalla religione ufficiale, forse anche in contrasto con quest'ultima, sia per le sue tendenze nazionalistiche, sia per la sua dimensione religiosa, ascetica e monastica. Ne emergono in particolare le idee messianiche, escatologiche e apocalittiche, una demonologia e un'angelologia ben precisa, una mistica spiritualità più affine al cristianesimo primitivo.