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Moore, George.

Scrittore irlandese. Recatosi nel 1873 a Parigi, entrò in contatto con i movimenti di avanguardia culturale che lì erano sorti, dedicandosi inizialmente alla pittura secondo il modulo impressionista, ma volgendosi, nel 1875, alla letteratura. Le sue prime opere furono versi, di matrice nettamente baudelairiana, che raccolse nei volumi Flowers of Passion (1877) e Pagan Poems (1881). Col ritorno a Londra ebbe inizio la sua collaborazione a numerose riviste e la sua attività di romanziere, con la quale introdusse nella cultura inglese il naturalismo prima e il simbolismo poi (A Modern Lover, 1883; A Mummer's Wife, 1885; Esther Waters, 1894, considerato il suo capolavoro). Nel medesimo periodo, accanto a prove di sapore più decisamente estetizzante e decadente (Evelyn Innes, 1898; Sister Theresa, 1901), non mancarono scritti di tipo autobiografico (Confessions of a Young Man, 1888). Recatosi in Irlanda nel 1901, vi restò per circa un decennio, stringendo i rapporti con Yeats (già conosciuto a Parigi) e con gli artisti del rinascimento celtico e partecipando all'"Irish literary theatre". A questo periodo risalgono una raccolta di racconti e la continuazione dell'autobiografia giovanile con Memoirs of My Dead Life (1906) cui seguì, dopo il rientro a Londra, la trilogia Hail and Farewell (Ave, 1911; Salve 1912; Vale, 1914) in cui sono registrati i tre momenti del suo particolare rapporto con la terra natale. Ad un tale filone affiancò opere di ispirazione biblico-religiosa (The Brook Kerith, 1916 - una personale rilettura del racconto evangelico) o medioevale (Héloïse and Abélard, 1921). Autore eclettico per la vasta sperimentazione di generi e di forme espressive, per la coesistenza di un'identità culturale originaria e una continentale acquisita, per la costante ricerca di un equilibrio fra naturalismo ed intimismo, M. è stato esponente di prima grandezza, pur con grande autonomia, del decadentismo inglese (Moore Hall, Mayo 1852 - Londra 1933).