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Montanelli, Giuseppe.

Patriota italiano. Conseguì a Pisa la laurea in Legge e collaborò all'"Antologia" di Vieusseux, pubblicando i suoi primi scritti (La campana del De Profundis e Rimembranze d'infanzia). Nel 1840 ottenne la cattedra di Diritto civile presso l'università di Pisa; parallelamente all'attività accademica esercitò l'avvocatura e scrisse il trattato Introduzione filosofica allo studio del diritto commerciale. Fu tra i primi intellettuali italiani ad accogliere le tesi sansimoniste per poi aderire al neoguelfismo giobertiano: su tale linea si mosse il giornale da lui fondato "L'Italia", in sostegno alla politica riformatrice di Pio IX. Nel 1848, partì volontario con un gruppo di studenti pisani e partecipò alla battaglia di Curtatone, dove venne ferito e catturato. Al suo ritorno in patria, dopo alcuni mesi, fu eletto deputato all'Assemblea toscana e governatore di Livorno. Da tale posizione lanciò la proposta di una Costituente, obiettivo che perseguì anche quando, caduto il Governo Capponi, fu chiamato egli stesso alla presidenza del Consiglio dal granduca Leopoldo. La politica di M., tesa a collegare la questione toscana al più generale problema democratico italiano, malgrado il suo carattere moderato e antimazziniano, spinse Leopoldo II a fuggire dalla Toscana e a rifugiarsi a Gaeta. In Toscana si costituì un "triumvirato" con M., Guerrazzi e Mazzoni, che, tuttavia, ebbe breve vita e non riuscì a votare né la Repubblica, né l'unione con Roma. La restaurazione del regime granducale, nel luglio 1849, sorprese M. in Francia, in cerca di aiuti militari: lì rimase in esilio fino al 1859, a causa di una condanna all'ergastolo comminata a suo carico in Toscana. In quegli anni si dedicò all'attività letteraria e pubblicistica, di cui ricordiamo in particolare Introduzione ad alcuni appunti storici sulla rivoluzione d'Italia (1851), Memorie sull'Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850 (1853) e Il partito nazionale italiano, in cui da un lato si approfondiva la polemica con Mazzini, dall'altro si delineava un programma politico di carattere decentrato e socialisteggiante. Allo scoppio della seconda guerra d'Indipendenza, M. tornò in Italia e combatté volontario tra i Cacciatori delle Alpi; fu in seguito eletto deputato all'Assemblea toscana, dove si oppose alla realizzazione dell'unità sotto l'egida piemontese, senza adeguate garanzie. Nel 1862, poco prima di morire, fu eletto al Parlamento nazionale. Della sua produzione ricordiamo ancora le Memorie, che De Sanctis elogiò per la prosa nitida e scorrevole (Fucecchio, Firenze 1813-1862).