Uomo politico e patriota italiano. Studiò al collegio di Saint-Cyr e
militò nell'esercito francese partecipando alla battaglia di Wagram, al
servizio di Napoleone (1809). Partecipò alla conquista della Spagna a
capo di un reggimento di dragoni; durante la campagna di Francia fu ferito a
Troyes, fatto prigioniero e portato in Ungheria (1814). Con l'esilio di
Napoleone, fu ammesso come sottotenente di cavalleria nell'esercito del re di
Sardegna, partecipando alla campagna di Grenoble nel 1815. Si schierò con
gli insorti del marzo 1821 e per questo fu condannato a morte in contumacia.
Ottenne di ritornare nella sua città natale undici anni dopo, per
assistere il padre morente. In quell'occasione Carlo Alberto gli commutò
la pena di morte con l'esilio, limitato però a Bra, dove nel frattempo
era rientrato in possesso dei beni precedentemente confiscatigli. Rimasto a Bra
fino al 1833, partecipò alla spedizione a Tunisi contro il bey. Di
ritorno dall'Africa, si stabilì a Torino, stringendo amicizia con
d'Azeglio, Balbo, Cavour. Fu nominato ministro della Guerra, seguendo Carlo
Alberto nella campagna del 1848; entrato nella vita politica, venne eletto per
sei legislature deputato del collegio di Bra. Vittorio Emanuele II lo
nominò consigliere permanente per la guerra, nonché aiutante in
campo generale del principe Eugenio di Carignano. Nel 1859 rifiutò un
seggio al Senato e si ritirò dalla vita politica (Bra, Cuneo 1791 -
Torino 1877).