Economista austriaco naturalizzato statunitense. Professore
all'università di Vienna dal 1918, nel 1934 fu costretto, per motivi
razziali, a lasciare l'Austria, trasferendosi negli Stati Uniti, dove gli fu
affidata la cattedra di Economia politica all'università di New York. Fra
i più autorevoli rappresentanti del neoliberalismo, fu tenace avversario
del Socialismo; sostenne che in un'economia pianificata è impossibile
effettuare un calcolo economico razionale, in quanto tale sistema è privo
del meccanismo del mercato che svolge un'importante azione per misurare i
diversi fattori produttivi. Fu il primo a proporre la teoria monetaria del
superinvestimento: secondo
M. le crisi economiche sono da addebitare a
cause monetarie, ossia a un'esuberante circolazione creditizia provocata dai
bassi saggi di interesse accordati dalle banche. La circolazione di grandi
capitali monetari diminuisce il potere d'acquisto della moneta e porta, di
conseguenza, all'aumento dei prezzi. In questa situazione gli investimenti del
mercato aumentano in modo superiore ai mezzi effettivamente disponibili; le
banche, pressate da eccessive richieste, aumentano i saggi di interesse. Tale
restrizione creditizia provoca inevitabilmente la crisi in molte aziende,
determinando così una fase generale di recessione. In polemica con il
Positivismo e lo Storicismo,
M. sostenne una concezione aprioristica
dell'economia: essa infatti non può essere una scienza empirica o
sperimentale, ma deve muoversi in modo astratto e deduttivo. Essendo del tutto
neutrale rispetto a qualsiasi tipo di apprezzamento di valore, si configura come
scienza dei mezzi e non dei fini. Tra gli scritti:
Teoria del denaro e dei
mezzi di circolazione (1912),
Pianificazione economica
collettivistica (1920),
Stabilizzazione monetaria e politica
congiunturale (1928),
Socialismo (1931),
Teoria della moneta e del
credito (1934),
L'azione umana (1949) (Leopoli 1881 - New York
1973).