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Milarepa). Mistico e poeta tibetano. Una biografia redatta nel XII
sec. dal discepolo Rechun narra che
M. nacque in un'agiata famiglia
contadina. Rimasto orfano del padre, divenne vittima dell'avidità dei
parenti, che si impadronirono dell'eredità. Spinto dal desiderio di
vendicarsi,
M. si dedicò allo studio della magia nera, riuscendo
infine a provocare la morte di tutti i suoi parenti. Non avendo, tuttavia,
trovato la pace dello spirito alla quale aspirava, si recò presso il
maestro Marpa, per essere da lui iniziato ai misteri dell'esoterismo
buddhistico. Marpa lo accolse nella propria scuola, sottoponendolo a durissime
prove per piegarne l'animo. Dopo qualche tempo
M. si ritirò in
meditazione nelle grotte dell'Himalaya, dove riuscì finalmente a
raggiungere la pace dello spirito, riflettendo sull'inconsistenza e la
transitorietà delle cose del mondo.
M. si dedicò alla
poesia: la sua raccolta intitolata i
Centomila Canti racconta il suo
travaglio spirituale e la serenità conseguita con l'aiuto della fede.
Nell'iconografia il mistico tibetano viene raffigurato vestito di bianco con i
capelli lunghi, seduto su una pelle di gazzella e con la mano destra accostata
all'orecchio nell'atto di ascoltare i sussurri della foresta (XI sec.).