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Messner, Reinhold.

Alpinista italiano. Iniziò ad arrampicare con il padre fin da ragazzo, sulle montagne della natia Val di Funes. Nel decennio 1960-70 compì centinaia di salite di ordine estremo su tutto l'arco alpino: ripetizioni delle vie più difficili e prestigiose su roccia, ghiaccio e misto, prime ascensioni assolute, prime solitarie, prime invernali. Tra le imprese più significative di questo periodo citiamo: l'apertura della via "Pilastro di Mezzo" sul Monte Cavallo (1968), in Val Badia, durante la quale superò in arrampicata libera difficoltà oggi valutate di 7°, anticipando di 10 anni l'evoluzione dell'alpinismo su roccia; la prima solitaria della parete Nord delle Droites (1969), nel gruppo del Bianco; la prima solitaria della via Vinatzer sulla parete Sud della Marmolada (1969) e il diedro Philipp-Flamm sulla parete Nord-Ovest del Civetta (1969). A partire dal 1970 gli interessi di M. si spostarono verso l'alpinismo d'alta quota extraeuropeo, con la salita del suo primo Ottomila (Nanga Parbat, versante Rupal), dove il fratello Günther perse la vita. Il 1975 segnò l'inizio di una nuova era nell'alpinismo himalayano: M., in compagnia di Peter Habeler, salì l'Hidden Peak (8.068 m) in stile alpino: per la prima volta un Ottomila veniva salito senza portatori, con equipaggiamento leggero. Nel 1978 i due si ripeterono sull'Everest, per la prima volta senza l'ausilio delle bombole d'ossigeno. Nello stesso anno tornò sul Nanga Parbat. Nel 1980, ancora da solo, raggiunse la vetta dell'Everest. Condizionato dagli sponsor e dai mass media, M. si trovò coinvolto in una vera e propria "corsa agli Ottomila": nel 1986 concluse vittoriosamente la sfida, primo uomo ad aver raggiunto la vetta delle 14 cime più alte del mondo. Tra i più noti alpinisti di tutti i tempi, con le sue imprese M. si è spinto oltre i limiti toccati dai suoi contemporanei e ha contribuito al progresso dell'alpinismo. M. fu il primo a rifiutare i mezzi artificiali di progressione (come i chiodi a pressione), che riducono o azzerano il rischio, nonché il primo a teorizzare l'apertura verso l'alto della scala UIAA, ferma per tanti anni al 6°. Dagli anni Novanta iniziò a compiere spedizioni non più solo di carattere alpinistico: nel 1990 attraversò, con A. Fuchs, l'Antartide a piedi; nel 1993, insieme al fratello Hubert, attraversò con gli sci la Groenlandia; nel 2004 attraversò a piedi, da solo, il deserto del Gobi. Impegnatosi anche in politica, dal 1999 al 2004 fu membro del Parlamento europeo nelle liste dei Verdi. Inoltre fu autore di numerose opere; tra le principali citiamo: Ritorno ai monti (1971), Manaslu (1973), Pareti del mondo (1978), 3 x 8.000 (1984), Tutte le mie cime (1985), Sopravvissuto, i miei 14 ottomila (1987), Antartide, inferno e paradiso (1990), La libertà di andare dove voglio. La mia vita di alpinista (1992), Tredici specchi della mia anima (1995), Yeti. Leggenda e verità (1999), Annapurna (2000), Salvate le Alpi (2001), La seconda morte di Mallory (2002), La montagna nuda (2003), Re Ortles (2004) (n. Funes, Bolzano 1944).