Chi vive mendicando; chi chiede l'elemosina. • Rel. -
Ordini m.:
ordini religiosi sorti nel XIII sec., differenziandosi dai precedenti ordini
monastici. Comprendevano i frati domenicani e quelli francescani, nelle tre
famiglie di minori, conventuali e cappuccini, cui poi si aggiunsero agostiniani,
carmelitani, trinitari, mercedari, servi di Maria, gesuiti, frati minimi, ecc.
La regola primitiva, imposta dai fondatori dei due ordini
m. per
eccellenza, Francesco e Domenico, prevedeva non solo il voto di povertà
di ogni membro ma anche quella dei conventi; la sussistenza delle singole
comunità, ivi comprese le attività di beneficenza, accoglienza e
assistenza dei bisognosi, doveva essere raggiunta con i prodotti del lavoro e,
dove questo non bastasse, con le offerte dei fedeli. Nati per riaffermare
l'ideale di povertà evangelica, in un momento in cui il lusso e la
ricchezza della Chiesa avevano favorito la diffusione delle eresie fra i ceti
più miseri della popolazione, gli ordini
m. cercarono, con il loro
voto di povertà assoluta, di riportare in seno all'ortodossia gran parte
del movimento pauperistico. Ad essi si fa risalire la grande riforma che la
Chiesa cattolica operò durante il Medioevo. Anche se il Concilio di
Trento mutò il loro carattere originario concedendo a tutti,
fuorché a cappuccini e minori, il diritto al possesso collettivo di beni,
tuttavia permangono alcuni elementi che distinguono tutt'ora gli ordini
m. dagli altri ordini monastici: ne sono esempi la dipendenza delle varie
case da un unico superiore generale cui tutti, singoli e conventi, devono
rispondere in primo luogo; la missione, affidata ad ogni frate, non solo alla
santificazione propria ma anche a quella del prossimo, con specifici mezzi
"attivi" e non solo "contemplativi".