Uomo politico italiano. Appartenente a una famiglia dell'antica nobiltà
lombarda, compì gli studi a Modena e a Milano e all'età di
vent'anni venne nominato ciambellano dall'imperatrice Maria Teresa; quindi
entrò a far parte del collegio dei Sessanta decurioni di Milano, che
curava l'amministrazione della città. Frequenti viaggi in Francia,
Inghilterra e Spagna gli permisero di venire a contatto con le idee liberali,
persuadendolo della necessità dell'indipendenza italiana. Dopo la
vittoria francese nella prima Campagna d'Italia, venne incaricato da Napoleone
della stesura dell'atto di costituzione della Repubblica Cisalpina. Nel 1797,
deluso dai risultati del congresso di Rastatt cui aveva partecipato come
plenipotenziario per iniziativa di Napoleone, si ritirò in esilio
volontario a Saragozza. Nel 1799 scrisse a Napoleone una lettera nella quale
auspicava la ricostituzione di una Repubblica che non si richiamasse alla
Cisalpina poiché in essa non c'era stata vera libertà; invitato a
Parigi, espose il suo progetto di creazione di uno Stato forte, nell'Italia
settentrionale, che fungesse da elemento di equilibrio tra Francia e Austria.
Fattosi portavoce del desiderio di indipendenza dell'Italia ai Comizi di Lione,
venne nominato vicepresidente della Repubblica Italiana (26 gennaio 1802). Alla
trasformazione della Repubblica in Regno Italico (1805) assunse la carica di
cancelliere guardasigilli della Corona; nel 1807 Napoleone gli conferì il
titolo di duca di Lodi. Dopo i disordini di Milano del 1814 e la caduta del
regime napoleonico istruì le delegazioni inviate al quartier generale
degli Alleati vincitori, a Parigi. Alla restaurazione del dominio austriaco
(1815), sebbene l'imperatore gli confermasse il titolo di duca e la donazione
connessa, accusato di aver favorito eccessivamente Napoleone, lasciò la
vita politica e si ritirò nella villa di Bellagio (Milano 1753 -
Bellagio, Como 1816).