(dal calco greco del nome tedesco
Philipp Schwarzerd). Umanista e
riformatore tedesco. Studiò nelle università di Heidelberg e di
Tubinga, dove nel 1514 ottenne il titolo di
magister artium, che gli
avrebbe poi consentito di dedicarsi all'insegnamento. Rivoltosi agli studi
classici e a quelli teologici, pubblicò un'edizione delle opere di
Terenzio (1516) e una grammatica della lingua greca (1518). Nello stesso 1518
passò all'università di Wittenberg, venendo così in
contatto con Lutero. La tensione di
M. al recupero di una fede pura e di
un autentico Cristianesimo, che negli anni precedenti si era alimentata delle
letture dei testi patristici greci e del Nuovo Testamento nella versione
originale, trovò nelle tesi luterane una conferma e la possibilità
di una concreta realizzazione. Diventato amico e stretto collaboratore di
Lutero, ne espose il sistema teologico nell'opera
Loci communes rerum
theologicarum (1521), successivamente rielaborata (
Loci Theologici) e
divenuta una sorta di manuale della dottrina riformata; tuttavia,
M.
diede una particolare interpretazione della riforma luterana, in parte non
concorde con le tesi più estreme dell'amico: il parziale dissenso
riguardava in particolare l'atteggiamento nei confronti della Chiesa di Roma,
con la quale
M. cercò di evitare la completa rottura; il principio
della totale impossibilità dell'uomo di cooperare alla propria salvezza,
con il quale contrastava la sua formazione classicista; la dottrina
sull'eucarestia, a riguardo della quale
M. si trovava vicino piuttosto
alle tesi simbolistiche di Zwingli. Rimasto fedele a Lutero, nel 1530
M.
tentò la conciliazione con la Chiesa cattolica con la Confessione di
Augusta (V. AUGUSTA); nel 1537 firmò gli
articoli di Smalcalda e due anni dopo il consiglio di coscienza a Filippo
d'Assia; nel 1540, infine, partecipò alle Conferenze di Worms e di
Ratisbona. Negli stessi anni, tuttavia, egli andò elaborando la dottrina
luterana nel senso di una progressiva attenuazione delle tesi più
caratteristiche, in particolare di quelle concernenti il problema della
libertà e della volontà dell'uomo e di un avvicinamento alla
posizione erasmiana. Nelle opere di questo periodo
M. tentò in
particolare di conciliare con le tesi luterane un sistema filosofico basato
essenzialmente sul pensiero aristotelico, approfondendo quindi il problema del
rapporto filosofia-teologia e iniziando una sistemazione organica del sapere nel
campo della fisica, della morale, ecc. In particolare,
M. rivalutò
la dialettica, concepita come importante metodo di insegnamento, e alla quale
dedicò i volumi
De dialectica libri IV (1528) e
Erotemata
dialectices (1547): in essi egli prospettò una logica rinnovata, non
più riducibile ai superati modelli formali del sillogismo. Importante fu
anche il ruolo che
M. svolse in campo culturale, soprattutto con la sua
proposta di riforma degli studi universitari in senso umanistico (già
prospettato nello scritto giovanile
De corrigendis adulescentium studiis,
1518), attuato a Wittenberg e poi allargato alle altre università
tedesche. Gli scritti lasciati da
M. sono molto numerosi (oltre 300) e
spaziano in diversi campi, da quello teologico a quello geografico, linguistico,
storico, pedagogico (Bretten, Basso Palatinato 1497 - Wittenberg 1560).