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Matteo, santo.

Evangelista e apostolo di Cristo. Scarse sono le notizie riguardanti la sua vita. Nel primo dei cosiddetti Vangeli sinottici, quello a lui attribuito, il suo nome è associato alla qualifica di "pubblicano", cioè di esattore delle imposte. Nei passi dei Vangeli di Marco e di Luca, in cui si narra l'episodio del suo incontro con Gesù, M. viene chiamato Levi, figlio di Alfeo. Secondo alcuni studiosi egli avrebbe assunto il nome di M. (che significa dono di Dio) solo al momento dell'incontro con Gesù, ma è anche possibile che avesse, fin dalla nascita, due nomi come, del resto, altri personaggi dell'Antico e Nuovo Testamento. Il suo nome nei Vangeli, se si eccettua questo episodio, compare solamente nei cataloghi degli apostoli, generalmente al settimo posto. Sul suo apostolato successivo all'ascensione di Cristo non si hanno notizie certe. Secondo alcuni rimase dapprima a predicare il Vangelo in Palestina per poi recarsi in Etiopia, mentre altre fonti lo individuano presso i Persiani, gli Indi e i Parti. Il martirologio romano lo annovera tra i suoi martiri, ma senza un reale fondamento testimoniale. La città di Salerno, di cui M. è patrono, si vanta di possederne le spoglie, che vi sarebbero giunte nel 954, durante l'episcopato di Bernardo. Festa: 21 settembre. ║ Vangelo: secondo Papia di Gerapoli (metà del II sec.), ripreso da Eusebio di Cesarea, M. avrebbe raccolto i detti di Gesù o lóghia in aramaico, e "ciascuno poi li interpretò come poteva". Il fatto che l'opera fosse originariamente scritta in aramaico (lingua parlata all'epoca in Palestina) evidenzia come essa fosse destinata agli Ebrei convertiti e da convertire. Questo spiega anche il tono polemico e apologetico contro i Farisei e i molti riferimenti a usanze ebraiche e a passi dell'Antico Testamento, comprensibili solo da parte di un autore che si rivolga ai propri connazionali. È chiaro che l'obiettivo fondamentale di M. è quello di dimostrare che Gesù di Nazareth è veramente il Messia, ingiustamente rifiutato da Israele. Quanto al riferimento ai vari tentativi di "interpretazione", esso può essere inteso nel senso che già all'epoca di Papia si possedesse solo l'attuale versione in greco e che l'originale in aramaico fosse ormai perduto. La critica filologica è tuttavia concorde nel ritenere che il testo attuale del Vangelo, che va sotto il nome di M., sia un'opera propriamente greca, sia dal punto di vista linguistico, sia per quanto concerne lo stile. Si ritiene, quindi, che esso non sia una semplice traduzione, quanto piuttosto un adattamento del precedente testo aramaico di M., tenendo conto anche del Vangelo di Marco. Circa la data della composizione, la più attendibile per la redazione dei lóghia aramaici è tra il 45 e il 60, mentre la stesura del testo greco è di qualche anno posteriore. La mancanza, sottolineata da Papia, di una vera e propria struttura cronologica, è evidente; tuttavia è possibile individuare un susseguirsi di sezioni abbastanza organiche in cui spiccano cinque parti che rispecchiano altrettanti "discorsi" e che costituiscono la parte centrale dell'opera: il Discorso della Montagna, le Istruzioni ai discepoli, la Parabola del Regno dei Cieli, e il Discorso escatologico. Nessun altro evangelista sottolinea con la forza di M. come la Chiesa fondata da Pietro sia la forma visibile del Regno dei Cieli. Proprio perché diretto a dei giudeo-cristiani, il Vangelo di M. si caratterizza per la polemica contro il fariseismo e la sinagoga, utilizzando tutti gli strumenti che potevano avere maggiore influenza sul mondo giudaico: miracoli, profezie (tratte soprattutto dal libro di Isaia). L'insegnamento di Gesù, in tal modo, si configura come rivoluzionario rispetto alle attese espresse nel Vecchio Testamento ma, al tempo stesso, come loro realizzazione. • Icon. - Nell'iconografia cristiana M. è stato raffigurato solitamente come un vecchio barbuto, dall'aspetto grave. In quanto apostolo, a partire dai secc. XIV e XV, lo si è voluto rappresentare con una lancia o un'alabarda, che ne simbolizzassero il martirio. Nel ruolo di evangelista è stato invece raffigurato intento nell'atto di scrivere il suo Vangelo. Al suo fianco si trova spesso la figura dell'angelo ispiratore, che è anche il simbolo attribuitogli nell'Apocalisse. Infine gli attributi della borsa e della bilancia per pesare l'oro lo identificano nel ruolo di esattore delle tasse.