Filos. - Tendenza ad utilizzare i metodi e i concetti matematici per la
comprensione di tutti i processi e i rapporti reali. Pur storicamente
intrecciati, si possono distinguere due significati fondamentali di
m.:
il significato
contenutivo o
metafisico ed il significato
metodologico. Nel primo caso l'accento è posto sul contenuto della
matematica, sicché i concetti matematici vengono considerati come
fondamento della struttura del reale. Nel secondo caso, invece, l'attenzione si
sposta sui processi dimostrativi della matematica, che assurgono a paradigma di
ogni conoscenza assolutamente valida e certa. Il primo e più conosciuto
esempio di
m. è quello offerto dalle dottrine dei pitagorici, che
assunsero il numero come struttura essenziale della realtà. In questo
senso il
m. pitagorico diventò un motivo costante nel pensiero
greco, influenzando Platone, soprattutto nel
Timeo e nelle cosiddette
"dottrine non scritte", fino ad arrivare, in età ellenistica, ai
neopitagorici e ai neoplatonici. L'incontro fra pensiero greco e quello
giudaico-cristiano fornì nuovi argomenti al
m.: i passi biblici
secondo i quali il cosmo era stato pensato e creato da Dio secondo numero, peso
e misura diedero sostegno all'idea che la realtà sensibile potesse essere
oggetto di conoscenza da parte dell'uomo per mezzo dello strumento matematico;
l'influsso del pensiero cabalistico invece diede origine a dottrine
mistico-magiche, nelle quali la matematica veniva considerata dagli iniziati la
chiave per penetrare il mondo. Il ritorno, in epoca moderna, di motivi del
m. pitagorico, improntò, soprattutto nel Quattrocento italiano, la
teoria e la creazione dell'opera d'arte, e si legò strettamente al
sorgere della scienza moderna, trovando in Galileo Galilei, secondo cui il libro
della natura era scritto a caratteri matematici, uno dei suoi massimi assertori.
Parallelamente anche l'aspetto metodologico acquistò particolare
importanza, soprattutto nel Razionalismo, che assunse la matematica come scienza
privilegiata, consistente di verità indubitabili ed eterne. Cartesio vide
nella matematica il modello di conoscenza chiara e distinta, ed il metodo
deduttivo-matematico diventò, per lui, garanzia di ogni conoscenza certa.
Per lo sviluppo della scienza anche il
m. metodologico destò
suggestioni tematiche. La riflessione sul metodo della matematica, soprattutto
con Leibniz e Lambert, aprì nuove prospettive sul piano della logica
formale. Il
m. divenne, in seguito, forma tipica, conosciuta come
"intelligenza di Laplace", nella concezione meccanico-deterministica del
mondo.