Filosofo italiano. Laureatosi presso l'università di Torino, seguì
un corso di perfezionamento a Lipsia dove frequentò le lezioni di Wundt.
Nel 1906 ottenne la cattedra di Filosofia teoretica all'università di
Milano, che fu costretto a lasciare nel 1931 dopo aver rifiutato di prestare
giuramento di fedeltà al regime fascista. Dal 1929 assunse la direzione
della "Rivista di filosofia".
M. considera la teoria della conoscenza
come un'introduzione alla metafisica. Concepisce la realtà come un
insieme di soggetti (centri coscienti) che tendono all'unificazione in un
soggetto assoluto. Essendo l'Io l'
unificatore del rappresentato, ma non
il
creatore di esso, si pone il problema di stabilire il rapporto tra i
molteplici soggetti e il soggetto assoluto. L'unità assoluta non è
raggiungibile dalla ragione che non è in grado di superare le
contraddizioni. La trascendenza del soggetto non toglie però valore agli
sforzi dei singoli soggetti per avvicinarsi ad esso, e tali sforzi costituiscono
le attività umane (conoscenza, moralità, religione, ecc.).
Riguardo al problema della religione,
M. cercò di determinare il
significato che la fede può assumere in un pensiero che non voglia
disconoscere la necessità di una prova razionale. La ragione rimane il
criterio di verità di ogni atto di fede e la religione è dunque
tanto più autentica quanto più riesce a liberarsi dal sensibile e
dal mito, esprimendo i suoi contenuti in termini razionali. Fra le opere
principali si ricordano:
Introduzione alla metafisica (1904),
Breviario spirituale (1923),
Saggi e discorsi (1926),
La
libertà (1928),
Gesù Cristo e il Cristianesimo (1934),
Ragione e fede (1942),
Hegel (1943),
Kant (1943) (Pont
Canavese, Torino 1872 - Castellamonte, Torino 1943).