(o
Martelli). Letterato e poeta drammatico italiano. Frequentò a
Bologna gli studi di Eloquenza e Filosofia, si trasferì a Roma come
segretario del nunzio apostolico e, tornato a Bologna, fu segretario maggiore
del Senato. Appartenente all'Arcadia di Bologna, si inserì nella polemica
sul teatro drammatico con il trattato
Del verso tragico (1709) e
L'impostore, dialogo sopra la tragedia antica e moderna (1714),
sostenendo la necessità di liberarsi dai vecchi modelli e di adottare il
metro dei classici francesi, il doppio settenario che da lui prese il nome di
verso martelliano, composto di 14 sillabe. Questo tentativo di
rinnovamento metrico, messo a servizio di una robusta sensibilità
tragica, si rivelò felice. Scrisse 12 tragedie di argomento mitico,
biblico o romano reputate di scarso valore drammatico (tra cui
Quinto Fabio,
Arianna, Alceste, tutte raccolte nel
Teatro italiano, 1715), ad
eccezione di
Ifigenia in Tauris che è considerata un gradevole
esempio del gusto rococò. Migliori sono le commedie, animate da una
aperta vena umoristica:
Femia sentenziato (1724),
Che bei pazzi!, Lo
starnuto di Ercole. Scrisse inoltre alcuni dialoghi (
Il Tasso o della
vana gloria, Il vero parigino italiano, 1719), un
Canzoniere (1710),
un poemetto religioso in ottave (
Gli occhi di Gesù, 1707), un
poema romanzesco incompiuto (
Carlo Magno) (Bologna 1665-1727).