Stato (458.730 kmq; 29.476.000 ab.) dell'Africa nord-occidentale. Confina con
l'Algeria a Est e a Sud-Est, con la Mauritania a Sud-Ovest, si affaccia sul Mare
Mediterraneo a Nord, sull'Oceano Atlantico a Nord-Ovest e a Ovest. Capitale:
Rabat. Città principali: Casablanca, Kénitra,
Tangeri, Marrakech, Fès. Ordinamento: Monarchia costituzionale. Secondo
la Costituzione approvata nel 1971, il potere legislativo spetta alla Camera dei
rappresentanti, mentre il potere esecutivo viene esercitato dal Governo, scelto
dal re, il quale è anche il capo dello Stato. Amministrativamente il
Paese è diviso in 31 province e due prefetture. Moneta:
dirham.
Lingua ufficiale: arabo; sono diffuse anche la lingua berbera e francese.
Religione: musulmana; minoranze di ebrei e cattolici. Popolazione: Arabi e
Berberi.
GEOGRAFIAMorfologia:
l'assetto geologico attuale della regione è il risultato di una lunga
serie di modificazioni orogenetiche succedutesi a partire dal Paleozoico, quando
l'orogenesi ercinica diede origine a rilievi montuosi poi sottoposti al processo
di erosione meteorica. Iniziata già nel Mesozoico, ma manifestatasi
soprattutto nel Cenozoico, l'orogenesi alpino-himalayana generò le
dorsali montuose che attraversano il
M. in direzione predominante
Nord-Est/Sud-Ovest: catene del Medio Atlante, dell'Alto Atlante, dell'Anti
Atlante, del Rif. Quest'ultima, disposta ad arco lungo la costa mediterranea,
raggiunge la massima altezza nel monte Tidirhine (2.456 m) ed è
geologicamente collegata con la Cordigliera Betica, oltre lo Stretto di
Gibilterra. La catena del Medio Atlante, che digrada a Ovest verso la pianura
costiera atlantica, si eleva fino ai 3.340 m dell'Adrar-Bou-Nesseur. L'Alto e il
Medio Atlante sono collegati tra loro dalla zona montuosa di Beni-Mellal e
formano un'unica catena che si estende per più di 700 km e che oltrepassa
i 4.000 m (Djebel Toubkal, 4.165 m, la vetta più alta di tutta la parte
occidentale del continente africano). A sua volta l'Alto Atlante è
saldato con la catena dell'Anti Atlante tramite il massiccio vulcanico del
Djebel Siroua (3.340 m). Diversi altopiani si estendono tra le dorsali montuose
e la regione costiera (in parte affacciata sul Mare Mediterraneo, in parte
sull'Oceano Atlantico), costituita da terreno fertile e intensamente popolata:
le pianure atlantiche del Rharb, del Souss, dell'Oum-er-Rbia, del Tensift,
quella mediterranea costituita dalla bassa valle del Moulouya. Le coste, infine,
presentano aspetti diversi: frastagliate quelle mediterranee, unite e basse
quelle atlantiche. ║
Idrografia: i fiumi che percorrono il
M. hanno una caratteristica disposizione a raggiera, conseguente alla
presenza delle catene montuose nella parte centrale del territorio. I corsi
d'acqua che scendono verso l'interno (Guir, Ziz) non sono alimentati in modo
sufficiente e finiscono con l'esaurirsi nel deserto, dando però origine a
numerose oasi; al contrario, i fiumi che sfociano nel mare (Moulouya, Sebou,
Oum-er-Rbia, Tensift, Souss, Draa) hanno corso breve e irregolare a causa della
forte irregolarità delle piogge. ║
Clima: anche il clima
presenta sensibili variazioni da zona a zona, dovute all'azione di fattori
diversi quali la morfologia del territorio (in prevalenza montuoso) e l'influsso
delle correnti marine. Si possono distinguere zone a clima mediterraneo (regione
del Rif), a clima atlantico (la parte occidentale del
M.), a clima
continentale (regioni interne), a clima sahariano (regione a Sud dell'Alto
Atlante). La temperatura media annua è piuttosto elevata
(17°C circa); le escursioni termiche, sia giornaliere che annue,
tendono ad aumentare man mano che dalla costa ci si inoltra verso le regioni
interne. Le precipitazioni diminuiscono passando dalle regioni settentrionali a
quelle meridionali e spostandosi da Ovest a Est. ║
Flora: la
vegetazione è di tipo mediterraneo, anche se si riscontra la presenza di
specie mancanti in altre zone dell'Africa settentrionale. La regione del Rif
è caratterizzata da ampie foreste, mentre nel resto del territorio
predomina la steppa desertica.
Cartina del Marocco
ECONOMIA
Il
M. possiede discrete risorse, soprattutto per quanto riguarda il settore
agricolo e minerario. Tuttavia il Paese non ha ancora raggiunto un livello
soddisfacente di sviluppo economico: permane un tasso di disoccupazione molto
elevato, il sottoproletariato urbano è aumentato, il reddito pro-capite
risulta uno dei più bassi rispetto agli altri Paesi nord-africani, si
riscontra un'insufficiente preparazione professionale della manodopera,
aggravata dal diffuso analfabetismo. A ciò vanno aggiunti una serie di
elementi esterni, solo parzialmente controllabili dall'uomo, come il forte
condizionamento esercitato sull'agricoltura dalle condizioni meteorologiche.
L'economia marocchina è tradizionalmente basata sull'agricoltura e
sull'attività di estrazione e di trasformazione dei prodotti del
sottosuolo: entrambi i settori ricevettero un forte impulso a partire dall'epoca
coloniale, quando fu dato inizio ad opere di irrigazione e di canalizzazione e
furono introdotte nuove colture a scopo commerciale. ║
Agricoltura:
sebbene rappresenti il settore economico trainante e nel quale risulta impiegata
un'alta percentuale della popolazione, l'agricoltura è ancora arretrata,
praticata con mezzi rudimentali e su piccoli fondi a gestione familiare,
nonostante i tentativi di modernizzazione che hanno caratterizzato le
coltivazioni di origine coloniale. La coltura predominante è quella
cerealicola (in particolare orzo e frumento, ma anche segale, riso, avena), ma
la produzione non riesce a soddisfare il fabbisogno interno e il
M.
è costretto a ricorrere all'importazione. Si stanno incrementando le
colture specializzate (barbabietole, canna da zucchero, pomodori, carciofi), in
parte volte a coprire le esigenze del mercato interno, in parte tese ad
incrementare le esportazioni. Sono praticate la viticoltura e la coltura
dell'olivo, mentre è abbondante la produzione di agrumi, dei quali il
M. è uno dei massimi Paesi esportatori. ║
Allevamento: nonostante i pascoli occupino una buona parte del territorio
marocchino, la produzione di latte e derivati non è sufficiente a
soddisfare le esigenze del mercato interno e anche in questo caso il Paese deve
ricorrere all'importazione. Il patrimonio zootecnico è costituito da
ovini, bovini, caprini; l'allevamento viene praticato soprattutto nelle zone
montuose (pastorizia transumante) e nelle aree sahariane. Esso rappresenta
l'attività principale delle popolazioni nomadi e viene spesso associato,
quale attività integrativa, all'agricoltura tradizionale. ║
Pesca: attività di antica tradizione, risulta favorita dai bassi
fondali e dalle correnti fredde delle coste meridionali e si è sviluppata
anche grazie a cospicui investimenti nel settore. I principali porti di pesca
sono quelli di Safi, Agadir, Mohammedia, Casablanca e, sulla costa mediterranea,
El-Hoceima e Nador. ║
Industria: negli ultimi decenni il settore
industriale ha conosciuto una forte espansione, anche se rimangono piuttosto
limitati gli investimenti privati; inoltre la scarsa domanda interna,
conseguente alle condizioni di povertà della popolazione, tende a frenare
un ulteriore sviluppo. Il
M. è così ancora costretto a
importare la maggior parte dei prodotti industriali semilavorati e finiti. Le
industrie più attive, concentrate presso le città più
popolate, sono quelle alimentari (zuccherifici, stabilimenti conservieri) e
quelle tessili, mentre sono molto limitate quelle chimiche e metallurgiche.
Fiorente risulta invece l'artigianato, soprattutto nella produzione di tappeti e
nella lavorazione del cuoio. ║
Risorse minerarie: il
M.
possiede le più ricche risorse a livello mondiale di fosfati, dei quali
è quindi uno dei maggiori esportatori. I principali giacimenti sono a
Khouribga, Youssoufia, Ben Guerir e Meskala. Per quanto riguarda altre risorse
minerarie, il
M. risulta invece piuttosto povero: sono scarse le risorse
di piombo, ferro, zinco, argento, cobalto, manganese. Il problema energetico
risulta di notevole gravità, poiché del tutto trascurabili sono i
giacimenti di carbone, gas naturale e petrolio; anche la produzione di energia
idrica, condizionata e limitata dal clima, risulta insufficiente. ║
Turismo: il settore, sviluppatosi a partire dalla seconda metà del
Novecento, contribuisce notevolmente ad attenuare il grave problema della
disoccupazione. Il clima mite, la natura estremamente varia, i moderni centri
balneari e soprattutto il patrimonio storico e artistico delle antiche
città imperiali contribuiscono a rendere il
M. uno dei Paesi
africani più frequentati dai
turisti.
STORIAIl
M. fu abitato già in epoca preistorica, come dimostra il
ritrovamento a Souk el Arba du Rharb e a Casablanca di alcuni utensili risalenti
alla
facies paleolitica più arcaica. Sono state inoltre rinvenute
testimonianze più recenti, che attestano la presenza dell'uomo anche
durante il Paleolitico medio e il Neolitico. Occupato successivamente da Mauri e
Getuli, il
M. venne invaso nel XII o XI sec. a.C. dai Fenici ai quali
subentrarono nel V sec. a.C. i Cartaginesi. Erettosi a Regno di Mauretania
già nel IV-III sec. a.C., il
M. fu successivamente dominato da
Roma, invaso dai Vandali e riconquistato dai Bizantini (VI sec.). Raggiunto
dagli Arabi a partire dal 680, il
M. conobbe un periodo di contrasti
interni, dovuti ai difficili rapporti tra gli Arabi invasori e i Berberi, che
dopo essersi convertiti all'eresia kharigita si ribellarono (740 circa),
costituendo una serie di piccoli Stati che si mantennero autonomi dal controllo
arabo. L'affermarsi di diverse dinastie marocchine e i tentativi degli Arabi
Omayyadi di Cordova di recuperare il controllo sulla regione portarono ad uno
stato di disordine e di declino, dal quale il
M. fu risollevato dal
movimento degli Almoravidi (V.). Essi riportarono
il Paese all'unità politica e crearono uno Stato berbero-islamico che,
dopo il declino del movimento, passò nelle mani della dinastia degli
Almohadi (V.), che regnò dal 1147 al 1269.
Il primo sovrano della dinastia, 'Abd al-Mu'min, condusse sotto il proprio
controllo tutto il territorio nord-africano, dall'Atlantico al Grande Sirte.
Indebolita da contrasti interni e dagli attacchi dei re spagnoli coalizzatisi,
la dinastia fu sostituita dai Merinidi, alla quale a loro volta succedettero i
Wattāsidi e i Sa'didi. Il XVII sec. vide il sorgere di numerose piccole
Repubbliche autonome, nate dalla disgregazione dello Stato berbero conseguente
ai nuovi contrasti per la successione al trono. La dinastia degli Alawiti,
discendente da Maometto, prese il potere nel 1659; fu in grado di effettuare una
riorganizzazione interna, di consolidare lo Stato, sottomettendo i gruppi
berberi ribelli, e di respingere i tentativi di espansione di Portoghesi e
Spagnoli sulle coste marocchine. Il Settecento e i primi anni dell'Ottocento
videro un continuo alternarsi di condizioni di anarchia e di restaurazione del
potere centrale, condotta dai sultani Muhammad III e Mūlāy Sulayman,
anch'essi discendenti di Maometto. Il
M. dovette quindi impegnarsi nel
fronteggiare la crescente pressione delle potenze coloniali europee: nel 1830,
in occasione della conquista francese dell'Algeria, il
M. si
schierò a fianco di quest'ultima, provocando la reazione francese; nel
1860, con il Trattato di Tetuan, la Spagna impose al
M. il pagamento di
una forte indennità e la cessione di alcuni territori. Scosso da violente
rivolte interne, il
M. conobbe negli ultimi anni del XIX sec. una fase di
decadenza, che costituì il precedente per gli interventi di Inghilterra e
Francia. Quest'ultima nel 1904 ottenne il riconoscimento dei suoi interessi
specifici sul
M., mentre alla Spagna venne riconosciuta una zona di
intervento nella parte settentrionale del Paese. Appoggiato inizialmente dalla
Germania, che in tal modo sperava di contrastare l'aggressiva politica estera
francese, il
M. fu infine sottoposto al protettorato francese e spagnolo
nel 1912. Le ribellioni interne all'ingerenza straniera ebbero come effetto il
rafforzamento del controllo francese sul
M.: le strutture statali
tradizionali furono gradualmente eliminate, finché nel 1934 il governo
del Paese, che sempre più assumeva la fisionomia di una vera e propria
colonia, fu trasferito sotto la giurisdizione del ministero della Francia
d'Oltremare. Il nazionalismo marocchino ricevette una nuova spinta dalla
nascita, nel dicembre 1942, dell'Istiqlāl, il partito unito
dell'indipendenza che, nel dopoguerra, promosse un vasto movimento
anticoloniale; il
M. si rifiutò di entrare a far parte dell'Unione
francese come Stato associato, mentre continuavano rivolte e guerriglie. Nel
1956 la Francia (seguita dalla Spagna per i territori settentrionali)
rinunciò ufficialmente al protettorato, riconoscendo l'indipendenza del
M.: il sultano tornò ad assumere il titolo di re. Nel 1961 il
sovrano Hassan II emanò una Costituzione ma nel 1965, dopo aver condotto
una politica interna autoritaria, assunse i pieni poteri. Nel 1970 e nel 1972
furono approvate alcune riforme interne che servirono a ristabilire un clima di
maggior serenità, dopo che tensioni sociali e politiche, acuite dalle
difficoltà economiche, avevano reso precario l'equilibrio della Nazione.
Allo scopo di favorire una maggior concordia nazionale, lo stesso Hassan II nel
1975 impegnò il Paese nell'annessione del Sahara Occidentale, secondo
un'intesa con la Mauritania; ciò provocò tuttavia la reazione
delle forze di liberazione locali (il cosiddetto Fronte Polisario), appoggiate
da Algeria e Libia. Ripropostisi tutti i problemi di ordine sociale e politico
dopo le elezioni del 1977, che videro l'affermazione del partito filomonarchico,
il
M. fu scosso nel 1981 dai tumulti di Casablanca, duramente repressi
dalle forze governative. Intanto il protrarsi della guerra nel Sahara aggravava
le già precarie condizioni economiche del Paese, esasperando la
popolazione. Hassan II fu quindi costretto a ricorrere ad azioni diplomatiche
per la risoluzione del conflitto con il Fronte Polisario. Ottenuto l'aiuto
economico di Stati Uniti e Arabia Saudita, Hassan II diede inizio ad una
politica interna meno rigida. Le elezioni del 1984 videro l'affermazione
dell'Unione costituzionale, formazione politica di centro, vicina al sovrano.
Gli anni seguenti furono caratterizzati da un nuovo intensificarsi degli scontri
con il Fronte Polisario e da difficoltà nelle relazioni internazionali,
soprattutto con gli altri Stati arabi: l'incontro di Hassan II con Peres (1986)
suscitò forti reazioni negative da parte di Libia e Siria, e solo nel
1989 il
M. riprese le relazioni diplomatiche con la Siria. Nello stesso
anno il Paese diede vita, insieme a Libia, Algeria, Mauritania, Tunisia,
all'Unione del Maghreb: l'accordo prevedeva collaborazione economica, mutua
difesa, nonché esplicita rinuncia ad appoggiare ogni eventuale gruppo
terroristico. Dopo la storica dichiarazione di pace arabo-israeliana del
settembre 1993, si registrarono segnali di distensione anche tra
M. e
Israele, che nel 1994 portarono i due Paesi a riallacciare relazioni
diplomatiche. Nel 1988, intanto, il
M. e il Fronte Polisario aderirono al
piano di pace elaborato dall'ONU. Esso prevedeva una tregua e un referendum in
cui gli abitanti del Sahara potessero scegliere tra l'indipendenza e la
sovranità del
M. Le elezioni politiche del 1993 videro la
sorprendente affermazione dello schieramento d'opposizione Koutla e in
particolare dei socialisti dell'USFP, che diedero quindi inizio a una
progressiva democratizzazione del Paese. Nonostante la riforma costituzionale,
il re continuò a decidere gran parte della politica del Paese e nel
maggio 1994 nominò primo ministro un suo parente, Abd al-Latif
Filali. La situazione economica del paese peggiorò bruscamente nel 1995.
Dopo che nel settembre 1997 il
M. e il Fronte Polisario ebbero
raggiunto un accordo per rilanciare il piano di pace nel Sahara Occidentale, si
svolsero nel novembre 1997 le elezioni legislative, a seguito delle quali, nel
febbraio 1998, re Hassan II poté nominare primo ministro il leader
dell'Unione Socialista delle Forze Popolari, Abderrahmane Youssoufi.
Nel luglio 1999 morì dopo 38 anni di regno re Hassan II; gli successe
il figlio Mohammed VI. Nel novembre 2001 si tenne a Marrakesh la conferenza sul clima,
organizzata dall'ONU e a cui presero parte i ministri dell'Ambiente di 167
Paesi, che si concluse con un accordo che permise di salvare il protocollo di
Kyoto e renderlo operativo dal 2002. Il 27 settembre 2002 si svolsero le elezioni
legislative, le prime regolari e trasparenti dal 1956, che riconfermarono al potere
la coalizione governativa uscente. Il nuovo Governo, costituitosi in novembre, fu
retto da Driss Jettou. La presenza di 35 donne nel Parlamento conferì
al
M. il merito di essere il Paese arabo con più alta rappresentanza
politica femminile. Nel febbraio 2003 un tribunale di Casablanca condannò tre
membri dell'organizzazione terroristica islamica Al-Qaeda (V.) a 10 anni di reclusione
per avere pianificato un attentato a navi militari statunitensi e britanniche nello
stretto di Gibilterra. Nel mese di maggio la capitale fu colpita da una serie
quasi contemporanea di esplosioni (aventi per obiettivo edifici ricollegabili ai
Paesi vicini alle posizioni degli Stati Uniti in occasione del conflitto contro l'Iraq)
che provocarono la morte di oltre 40 persone e il ferimento di un centinaio. I sospetti
sulla paternità degli attentati si concentrarono ancora una volta su Al-Qaeda.
Nel febbraio 2004 un forte terremoto nel Nord del Paese mieté più di 500 vittime.
Sempre nel 2004 entrò in vigore un nuovo Codice di famiglia, orientato verso
l'emancipazione femminile e la difesa della dignità umana. Nel dicembre 2005
la Commissione per la verità del mondo arabo denunciò i gravi abusi dei diritti
umani commessi dal 1956 al 1999 (furono assassinate quasi 600 persone) e stabilì
il risarcimento per le famiglie delle vittime. Nel gennaio 2006 il premier spagnolo
Zapatero visitò l'enclave spagnola di Melilla e Ceuta, divenendo il primo leader
spagnolo dopo 25 anni a compiere un viaggio ufficiale in quei territori.
LETTERATURALetteratura
antica: il
M., sfuggito alla dominazione ottomana, è rimasto
ai margini delle correnti ideologiche e letterarie del mondo arabo. La sua
letteratura è di origine molto recente; nei secoli scorsi, infatti, la
produzione letteraria si espresse nella lingua melkhun, il marocchino volgare,
influenzato dalla parlata dei beduini. Nel Medioevo la letteratura marocchina in
lingua araba risentì dell'influenza del califfato spagnolo di cui faceva
parte. Particolare fama fu raggiunta dai geografi, autori di trattati scritti
con intenti d'arte; celebri ancora oggi sono alcuni nomi tra i quali Al Idrisi,
che scrisse una
Geografia Universale nel XII sec., e Ibn Batuta, che
descrisse nel XIV sec. i suoi lunghi e avventurosi viaggi in Africa e in Asia.
La
richla, inoltre, fu un particolare sottotipo letterario, popolare
ancora oggi, che, con variazioni spesso fantastiche, aveva come tema principale
la descrizione di un viaggio alla Mecca. Accanto alle opere che descrivevano
viaggi, si sviluppò anche il genere storico-cronachistico, il cui
esponente più noto è Ibn al Idari (XIII sec.), seguito da al
Ufrani (XVIII sec.). Sono giunte fino a noi anche la tradizione della prosa
rimata (
sadg), e la tradizione della poesia medioevale, di tipo elegiaco
(
qasida) e satirico (
ghazele). Importante era anche il racconto in
lingua berbera, la cui prosa veniva interrotta da inserti ritmati (
Ikist)
e da canti lirici (
amarg). ║
Letteratura moderna: il primo
romanziere del
M. moderno è 'Allāl al-Fāsī, uomo
politico e appassionato fautore del nazionalismo marocchino che
sottolineò, fin dal 1933, l'individualità storica della sua patria
e del mondo arabo in genere. Ma è solo con 'Abd al-Maggid ibn
Giallūn (n. 1919), poeta e narratore, che ha inizio il romanzo moderno in
senso proprio. Nell'opera
L'infanzia, attraverso un linguaggio simbolico
e allegorico valuta le possibilità d'incontro tra Occidente e mondo
islamico. Della stessa generazione è 'Abd al-Karīm Gallāb (n.
1920). I suoi romanzi e le sue novelle sono ambientati prima dell'indipendenza
del
M.; lo scrittore, lasciando trapelare la propria ideologia
intransigente, denuncia nei suoi scritti le conseguenze del protettorato
francese. Il tema della rivoluzione è presente anche nelle novelle,
Camere basse, di Mohamed Zefzaf (n. 1945). Ma è soprattutto nella
poesia che meglio si esprime la letteratura in lingua araba; autori quali Abdel
Aziz-Mensuri e Mohammed El'H'alwi sono animati da un acceso amore per il
M., che si apre all'umanità intera, solidarizzano con la
sofferenza che accomuna i popoli del Terzo Mondo ed esaltano gli ideali di
fratellanza e solidarietà. Anche Mustafā al-Mi'dāwī
(1937-1961), celebre per il suo
Canzoniere di Mi'dāwī,
manifesta un forte e appassionato spirito nazionalista, frutto della sua
personale partecipazione alla resistenza marocchina; lo stile surrealista con
cui si esprime al-Midāwī è presente anche nella poesia di
Mohammed Bennis (n. 1948). Esistono poi molti scrittori marocchini, arabi o
berberi, che scrivono in lingua francese, affermandosi a partire dagli anni
Cinquanta; si tratta di una letteratura che, come quella in lingua araba,
manifesta un deciso orientamento per un'arte impegnata nelle tematiche
politico-sociali. Tra i vari autori, Mohammed Khair-Eddine (n. 1941) viene
apprezzato, oltre che per il suo romanzo
Agadir (1967), in cui descrive
con molto realismo il terremoto tanto storico quanto psicologico che distrusse
la città, anche per le sue poesie,
Sole aracnide. Tahar Ben
Jelloun (n. 1944), conosciuto per i suoi saggi e romanzi, ha affrontato il
problema delle sofferenze degli emigrati e ha conquistato le attenzioni della
critica internazionale, vincendo il premio Goncourt nel 1987, con il libro
La
nuit sacrée. Importanti sono anche la sua raccolta di poesie
Uomini sotto il sudario e i suoi romanzi
Harrouda e
Creatura di
sabbia. Particolare rilevanza assume Driss Crhraibi (n. 1926), che scrive
Il passato semplice e
I capri, opere di rivolta contro alcuni
aspetti dell'Islam, in cui analizza il ruolo di sudditanza vissuto dalla donna e
critica il persistere di rapporti feudali tra classi sociali. Dal 1966 al 1975
la vita letteraria ruota attorno alla rivista "Soffi", che diventa l'organo del
movimento rivoluzionario marocchino. ║
Teatro: la compagnia del
teatro popolare rappresenta l'espressione più viva dell'arte marocchina;
mette in scena opere di ogni Paese in lingua araba dialettale o classica, ma
anche opere di giovani autori quali Ahmad Tayyib al'Ilg e Ahmad 'Azīz
Saghrūshnī. Tayeb Seddiki è invece l'ideatore del
Teatro
della libertà, che punta alla partecipazione diretta del pubblico e
mira a trasformare l'esperienza teatrale in una sorta di creazione
collettiva.
ARTENell'età
antica fu sensibile l'incidenza della cultura fenicia, che costituì una
componente durevole della produzione architettonica e urbanistica della regione.
Ancora in età romana le costruzioni sono caratterizzate da moduli
ellenistico-punici, come testimoniano i resti di numerosi templi a Lixus e a
Sala, con la caratteristica tipologia delle celle plurime affiancate e precedute
da un portico a colonne. Ellenistico è anche il tipo della casa di lusso
con peristilio centrale. Nella prima età imperiale l'assetto urbanistico
è quello tipico delle città romane, come è testimoniato
dagli scavi di Volubilis (V.), con terme, mercati,
templi, fori; le ricerche archeologiche hanno riportato alla luce anche numerosi
castra, fortezze quadrangolari intorno a cui si svilupparono gli
insediamenti abitativi dei mercanti e degli artigiani, databili sempre ai primi
due secoli dell'età volgare, mentre di scarso rilievo sono le
testimonianze risalenti alla tarda età imperiale e alla diffusione del
Cristianesimo. La formazione di una nuova civiltà urbana nel
M.
dopo la fine di quella classica è da collegare alla diffusione della
civiltà islamica in seguito alla conquista araba. La fondazione di
Fès, nell'VIII sec., è la prima testimonianza dell'arte islamica
in
M.; nell'XI sec., durante la dominazione degli Almoravidi
(V.), prese il sopravvento l'arte ispano-moresca,
con la costruzione di edifici religiosi e militari. Agli Almoravidi si deve in
particolare la fondazione di Marrakech (1062). I dominatori successivi, gli
Almohadi (XII sec.), furono in arte i continuatori dei precedenti. A loro si
deve la costruzione delle cinte fortificate erette attorno alla
qasba di
Marrakech e di Rabat, con le loro splendide porte monumentali; la tendenza al
puritanesimo religioso dell'arte degli Almohadi è riconoscibile nella
moschea della Kutubiyya a Marrakech, caratterizzata dall'austerità
dell'intonaco bianco che sostituisce ogni forma di decorazione. Sia la moschea
della Kutubiyya che il minareto di Hassan a Rabat risalgono a esempi di Cordova
e di Siviglia. In generale a partire dal XIV sec. l'architettura tradizionale ha
mantenuto inalterati i suoi moduli decorativi e i suoi caratteri generali, che
ricordano più i monumenti dell'Andalusia che quelli della Tunisia o
dell'Algeria. L'Alhambra di Marrakech, di cui restano solo le mura, gareggiava
in sontuosità con quella di Granata (V.
ALHAMBRA). L'arte ispano-moresca subì nel periodo degli Almohadi
anche l'influsso della cultura orientale, come dimostrano l'utilizzo della
stalattite e della ceramica nella costruzione delle cupole e il ricorso a
sculture di legno e pietra. Nei secc. XIII-XV, sotto la dinastia dei Merinidi,
l'architettura marocchina raggiunse un alto grado di armonia nelle proporzioni,
anche se registrò un certo calo nell'espressività delle forme. Di
questo periodo sono le raffinate
madrase (scuole di teologia) e le
zawāyā (case di preghiera) di Fès. I Merinidi inoltre
fecero costruire, in stile principesco, la necropoli di Shella. Il XVI sec.
segnò il declino dell'arte ispano-moresca e l'inizio dell'influsso dello
stile rinascimentale, portato in
M. dai musulmani provenienti dalla
Spagna riconquistata dai cristiani. La struttura del tessuto urbano
tradizionale, in
M. come in tutto il mondo islamico, è
caratteristico e si differenzia dai modelli cui ci ha abituato la civiltà
urbana europea: le case di abitazione (unifamiliari, di tipo mediterraneo a
cortile centrale) si affacciano su stretti vicoli che sfociano su strade
più larghe; queste dividono la città in zone, caratterizzate dalla
categoria artigiana che vi è insediata, mentre le piazze svolgono un
ruolo marginale. Quando si stabilì in
M. il protettorato francese,
agli inizi del XX sec., fu fondata una soprintendenza ai monumenti storici che
ha compiuto notevoli restauri conservativi; ma soprattutto il Governo francese
ha dato prova di grande rispetto per le antiche città marocchine,
stabilendo il principio di costruire "accanto" e non "al posto" dei più
antichi insediamenti, e cercando soprattutto di creare un rapporto di equilibrio
tra antico e moderno. D'altra parte l'esigenza di creare nuovi centri per gli
Europei portò alla fondazione tra il 1915 e il 1925 di nuove città
(Casablanca, fondata ex novo nel 1912, e i quartieri moderni di Fès,
Meknès, Marrakech), dotate di servizi funzionali e di vasti giardini, che
sono considerate autentici capolavori di urbanistica.
Rabat: il portone degli Ambasciatori nel Palazzo reale
La spiaggia di Agadir