Biblioteca nazionale di Venezia. Venne istituita nel 1469, dopo la donazione al
Senato della Repubblica di 476 manoscritti greci e 263 latini da parte del
cardinale Bessarione. Prese nome da san Marco, patrono di Venezia ed ebbe come
prima sede il Palazzo Ducale. Nel 1537 furono iniziati i lavori per la
costruzione di un edificio apposito (la "Libreria"), progettato da Jacopo
Sansovino e terminato nel 1558. Fino a quel momento la dotazione della
biblioteca non era aumentata di molto, ma dalla fine del Cinquecento si ebbero
numerose nuove acquisizioni, alcune anche di grande valore, come ad esempio il
dono Manuzio, poi perduto per l'opposizione degli eredi, o i volumi delle
Tabulae anatomicae dipinte a olio, donati da Girolamo Fabricio
d'Acquapendente. Alla fine del Settecento la soppressione degli ordini monastici
fruttò alla
M. nuovi arricchimenti, che compensarono però
solo parzialmente le spoliazioni messe in atto dai Francesi, alle quali
succedettero quelle effettuate dagli Austriaci, anche se alcuni dei manoscritti
e dei libri sottratti vennero poi restituiti. Nel 1812, in seguito a un ordine
emesso dai Francesi nel 1807 e fino a quel momento ignorato per intervento di
Canova, la biblioteca fu nuovamente trasferita al Palazzo Ducale. Il rapido
aumento del patrimonio librario causò però presto gravi problemi e
nel 1904 la
M. ebbe un'altra sede, il Palazzo della Zecca, dove rimase
fino al 1924, quando tornò definitivamente alla "Libreria". Attualmente
possiede circa 500.000 volumi (con collezioni di edizioni aldine e giuntine
quasi complete), 2.900 incunaboli (tra i quali le
Epistulae ad familiares
di Cicerone), 13.000 manoscritti (tra i quali l'
Antico Testamento nella
versione dei Settanta, il
Seneca del XIII sec., il
Dante con
commento di Benvenuto da Imola del 1400), codici autografi di parecchi autori,
come Bembo, Tasso, Gozzi e il celebre
Breviario Grimani, opera di
miniatori fiamminghi.