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Marchesi, Concetto.

Critico e filologo italiano. Docente presso le università di Messina, Pisa e Padova, svolse un accurato lavoro di rilettura della letteratura latina, rinnovandone i criteri di giudizio e le prospettive storiografiche. Egli, infatti, spostò l'attenzione dalle opere dell'età classica a quelle dell'età imperiale, rivalutando autori quali Marziale, Seneca, Petronio, Giovenale, Tacito, e considerò la letteratura cristiana antica come un proseguimento della tradizione latina, facendone scoprire il valore poetico. Da questi studi trassero origine opere come le monografie su Marziale (1914), Seneca (1920), Giovenale (1921), Fedro (1923), Tacito (1924), Petronio (1940). Di notevole rilevanza risulta, inoltre, l'opera Storia della letteratura latina (1925-27), che raccoglie, secondo criteri storiografici, gli scritti su singoli autori. A M. si devono numerosi saggi, tra i quali Il libro di Tersite (1950), Divagazioni (1951), Il cane di terracotta (1954), e opere filologiche, come Di alcuni volgarizzamenti toscani in codici perugini, L'etica nicomachea nella tradizione latina medioevale, Gli scoliasti di Persio. In M. l'attività di letterato non fu mai disgiunta dall'impegno politico: militò dapprima nelle file del Partito Socialista (dal 1893), poi in quelle del Partito Comunista (dal 1921); rettore dell'università di Padova nel 1943, incitò gli studenti a opporsi ai fascisti e ai Tedeschi e perciò fu costretto a rifugiarsi in Svizzera; consultore nazionale per il PCI, fu eletto deputato alla Costituente nel 1946 e al Parlamento nel 1948 e nel 1953 (Catania 1878 - Roma 1957).