Letterato e scrittore italiano. Per quanto provvisto di buoni studi, non ebbe
fortuna come poeta e nemmeno come critico letterario; incorse nelle ire di
Leopardi che, sdegnato dagli apprezzamenti fatti da
M. sull'arte di
Vincenzo Monti e di Giordani, gli affibbiò il nomignolo di Ser Pecora
Beccaio in cinque sonetti canzonatori. Ebbe maggior successo come traduttore e
curatore della pubblicazione di antichi testi italiani. Diresse la romana
biblioteca Barberiniana e pubblicò un
Discorso sulle abitudini
festaiole degli Italiani nel XVI sec. (Civitavecchia 1784 - Roma 1821).