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Manin, Daniele.

Patriota italiano. Di sentimenti liberali fu tra i principali ispiratori del movimento indipendentista veneto. Questo suo impegno politico gli costò l'arresto da parte degli Austriaci nel gennaio del 1848. Fu incarcerato con Tommaseo e con questi venne liberato nel marzo dello stesso anno dal popolo insorto contro gli Austriaci. Preso il comando delle operazioni militari, organizzò il 18 marzo la guardia civica; il 22 occupò l'arsenale senza incontrare resistenza, costringendo alla ritirata la guarnigione austriaca. Alla testa del governo provvisorio di Venezia proclamò la Repubblica. Contrario al plebiscito albertino che annetteva al Piemonte la Lombardia, Parma, Piacenza e Modena, cercò di garantire l'indipendenza della Repubblica Veneta e dopo l'adesione al Piemonte delle province venete si dimise, per non siglare l'accordo di annessione (3 luglio). La sconfitta dell'esercito piemontese a Novara (agosto 1848) costrinse le singole province a contrastare da sole la controffensiva austriaca e in queste circostanze M. riassunse il comando militare di Venezia conducendone la disperata resistenza. Le sue truppe resistettero dal 2 aprile 1849 fino al 23 agosto, arroccandosi prima nel forte di Marghera, che controllava le vie di accesso alla città, e che dovette essere abbandonato dopo ventidue giorni di combattimenti (4-26 maggio), poi nella città nella quale frattanto era esplosa una epidemia di colera. Ridotta allo stremo, Venezia si arrese il 23 agosto; i capi della resistenza riuscirono però a fuggire e M., con Tommaseo e Guglielmo Pepe, riuscì a raggiungere la Francia. Stabilitosi a Parigi, aderì nel 1856 al programma monarchico piemontese divenendone fra gli esuli italiani uno dei principali propagandisti. Ammiratore di Cavour, ne favorì l'opera, pur continuando a professarsi convinto repubblicano (Venezia 1804 - Parigi 1857).