Famiglia nobile di Faenza, probabilmente di origine germanica, che tenne la
signoria dal 1313 al 1503. ║
Alberghetto: capeggiò la parte
guelfa, contro quella ghibellina aderente alla famiglia rivale degli Accarisi,
raggiungendo il primato tra le famiglie del luogo (m. 1275). ║
Francesco I il Vecchio: dopo varie vicende, trasformò tale primato
in signoria di fatto, se non di diritto: sposò Rengarda Malatesta, fu
capitano del Popolo di Faenza (1313), di Imola (1314) e signore di Faenza dal
1322. La signoria fu presto interrotta dal prevalere del libero comune,
affermatosi di tanto in tanto, e soprattutto dalla dominazione pontificia, anche
al tempo di Francesco I il Vecchio, che più volte, assieme al figlio
Alberghettino (decapitato nel 1329), dovette o sottomettersi o rifugiarsi
nei suoi possessi (m. 1343). ║
Rizzardo: figlio di Francesco il
Vecchio, fu capitano del popolo di Imola (1332) e signore di Faenza (1333-40); e
con
Giovanni, suo figlio, capitano del popolo di Faenza e Solarolo
(1350). Seguì una più che ventennale interruzione, dovuta alla
restaurazione quasi totale del dominio pontificio per opera del cardinale G.
A.C. Albornoz, che fece scomunicare i
M. (1355). ║
Astorre I
o
Astorgio: figlio di Giovanni, si impadronì di Faenza forse con
un colpo di mano, o mediante il compenso di 24.000 fiori d'oro, togliendola a
Niccolò II d'Este, che l'aveva a sua volta comperata dalla Chiesa nel
1378; questa volta ottenne la conferma del vicariato da parte della S. Sede
(1379), con l'autorizzazione (1390) a battere moneta; nel 1405, accusato dal
cardinale Cossa di connivenza con i Forlivesi, ribelli alla Chiesa, veniva
decapitato e la famiglia posta al bando (?-1405). ║ La nuova restaurazione
pontificia durò fino al 1410, quando
Giangaleazzo I (?-1417),
figlio di Astorre I, poté rientrare a Faenza a ottenere la riconferma del
vicariato (1410) e la contea, con titolo ereditario, della valle d'Amone o val
di Lamone: riabilitò la memoria del padre, governò saggiamente il
suo Stato, che riorganizzò (promulgò nuovi statuti) e si
occupò della pubblica amministrazione risanandola. ║ Alla sua
morte, durante un'epidemia di peste, gli succedettero, sotto la tutela della
madre, Gentile Malatesta, i figli
Carlo I (morto fanciullo)
Guido
Antonio, detto
Guidaccio, valente soldato,
Astorre II, che si
imparentò con i signori di Forlì, facendo sposare sua figlia
Barbara (1443-1466) a Pino III degli Ordelaffi, e
Galeotto sotto il quale
(1477-88) la signoria dei
M. raggiunse la massima potenza. Quest'ultimo
fu fatto uccidere da sicari bolognesi al servizio della moglie Francesca
Bentivoglio, gelosa della sua amante Cassandra Pavoni, dalla quale aveva avuto
dei figli. ║
Astorre III: figlio di Galeotto e Francesca, fu
signore di Faenza dal 1488 al 1501, ma pure lottando con grande coraggio,
perdette la signoria per opera di Cesare Borgia (1502), che lo fece morire in
Castel Sant'Angelo, a Roma, assieme al fratellastro
Giovanni Evangelista
(figlio della Pavoni), che egli aveva tenuto presso di sé e amato come un
vero fratello. I
M. avevano come stemma la lancetta chirurgica,
completata da un gallo ritto su un ramoscello, così come appare nelle
monete da essi coniate.