Pseudonimo di
Malcolm Little. Agitatore e teorico rivoluzionario
statunitense. Dopo una gioventù trascorsa nei ghetti di Detroit e New
York, fu condannato a dieci anni di carcere, di cui sette scontati, per furto
con scasso e rapina a mano armata. L'esperienza del carcere fu fondamentale per
M.: studiò da autodidatta e venne a contatto con il movimento dei
"Black Muslim" (Musulmani neri) diretto da Elijah Muhammad, che revitalizzava in
termini di radicale separatismo il nazionalismo nero. Liberato sulla parola nel
1952,
M. divenne strettissimo collaboratore di Muhammad e svolse una
infaticabile attività di organizzatore, oratore e pastore del movimento.
Durante gli anni del suo impegno l'organizzazione assunse una consistenza
nazionale e raccolse l'adesione di migliaia di neri in tutto il Paese. Nel 1963
M. fu sospeso dal movimento per aver espresso un giudizio di
compiacimento per l'uccisione del presidente Kennedy, da lui ritenuto
responsabile della politica di oppressione verso la minoranza negra, e nel 1964
si distaccò dai "Black Muslim". Dopo un viaggio in Africa e un
pellegrinaggio alla Mecca, nel tentativo di ritrovare l'autenticità del
pensiero islamico, fondò un nuovo movimento laico e rivoluzionario,
l'"Organizzazione dell'unità afro-americana", di cui divenne presidente.
Fu assassinato mentre teneva una conferenza. Lasciò numerosi scritti fra
cui
The Autobiography of M. (1964; trad. it. Autobiografia, 1972) e
M.
Speaks (1965; trad. it. Ultimi discorsi, 1968) (Omaha, Nebraska 1925 -
Harlem, New York 1965).