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Majakovskij, Vladimir Vladimirovič.

Poeta russo. Ancora adolescente, svolse intensa attività politica nel Partito bolscevico e fu arrestato tre volte. Dedicatosi poi allo studio delle arti figurative, fu espulso (1914) dall'Istituto di pittura, scultura e architettura di Mosca, per la sua appartenenza al gruppo dei Cubofuturisti. Con Kamenskij, Kručenych e Chlebnikov, esponenti del Cubofuturismo, partecipò all'almanacco "Schiaffo al gusto corrente", atto di nascita del Futurismo moscovita. Nel 1913 apparve il suo primo libro, Ja! (Io). Accolse la rivoluzione con entusiasmo, appoggiando il regime bolscevico e mettendosi totalmente a servizio del neonato Stato socialista: collaborò alla rivista del commissariato all'istruzione "Iskusstvo Kommuny", lavorò nell'agenzia di stampa sovietica ROSTA, nel 1923 organizzò, intorno alla rivista "LEF" da lui diretta, il gruppo omonimo, che unì artisti, poeti, scenografi, registi, filologi vicini al Futurismo e nel 1930 aderì alla RAPP, l'associazione russa degli scrittori proletari, compiendo un ultimo inutile tentativo (conclusosi con il suicidio) di armonizzare le proprie convinzioni etiche con la causa socialista. Fino all'ultimo in lui è accesissimo questo contrasto insanabile tra un temperamento poetico e lirico e il continuo reprimersi proiettandosi verso obiettivi sociali. La sua opera maggiore precedente la rivoluzione è il poema La nuvola in calzoni (1915), in cui il motivo d'amore e quello sociale s'intrecciano in una trama iperbolica esasperata. Gli stessi accenti ritornano nei poemi Il flauto di vertebre (1915), La Guerra e l'Universo (1916), L'Uomo (1917). Le vicende della rivoluzione sono rivissute come scene di canti epici e di vignette popolari nel poema 150.000.000 (1921). La morte di Lenin gli suggerì il poema Vladimir Il'ic Lenin (1925) e il decimo anniversario della rivoluzione l'affresco epico Bene (1927). Alla prosa si affiancò l'attività teatrale: iniziata con la tragedia Vladimir Majakovskij (1913), proseguì con la commedia Mistero buffo (1918), imperniata sulla lotta fra borghesi e proletari e con le opere La cimice (1929) e Il bagno (1930), acuta satira della burocrazia sovietica (Bagdadi, oggi Majakovskij, Georgia 1894 - Mosca 1930).