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Mafai, Mario.

Pittore italiano. Compì gli studi al liceo artistico e all'Accademia di Belle Arti di Roma. Con Scipione, è considerato l'artista più importante della cosiddetta "Scuola Romana". Fu durante i soggiorni parigini intorno al 1930-1931, a contatto con l'ambito cosmopolita dell'Ecole de Paris, che M. maturò in se stesso quella consapevolezza espressiva che lo avrebbe distinto nel grigiore del novecentismo italiano, rivelandone l'uniformità tematica e proponendo un più attento esame della realtà. M. si rivelò alla critica più attenta nelle biennali veneziane del 1928 e del 1930 e di quel periodo ricordiamo: Autoritratto (1929), Ragazzo con la palla, Ritratto di Miriam, Nudo seduto (1935). Validamente rappresentato con 29 opere alla quadriennale di Roma del 1939, continuò dipingendo una serie di fantasie e cortei, quale presa di coscienza dell'imminente tragedia della guerra, impegno civile, che lo portò nell'immediato dopoguerra su posizione neo-realiste. Ma accanto all'impegno sociale, M. non escluse mai l'esigenza di adesione con le cose, con gli oggetti: ricordiamo i dipinti del 1945-1950, le nature morte, i mercatini di Roma, le piazze, i fiori, le trattorie, che suggeriscono un quadro di raccoglimento e di riflessione. Ma accanto a questi, di contenuto dichiaratamente intimista, abbiamo più vaste composizioni: Ritratto di Antonietta, Modelli nello studio, sino alle ultime opere: Pensieri inutili, Metamorfosi, Impossibile, ecc. M. appare nel panorama culturale italiano, un isolato volontario: non amò legarsi a movimenti artistici o aderire a manifesti programmatici; fu piuttosto un ribelle all'arte e alla cultura del periodo fascista: può essere indicativo ricordare che, nonostante l'indiscusso valore, non fu mai premiato alla Biennale di Venezia (Roma 1902-1965).