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Macchia.

Segno lasciato su una superficie in modo da alterarne sgradevolmente il colore. ║ Fig. - Difetto, colpa che deturpi la purezza della coscienza e dell'onore. • Med. - Zone o chiazze di aspetto diverso da quello delle parti circostanti. Il termine è usato sia in anatomia sia in anatomia patologica. • Elettr. - M. catodica: m. luminosa che appare sul catodo di un arco voltaico nella zona ove si ha emissione di elettroni. • Arte - In pittura, stesura iniziale di colore che fissa sinteticamente l'aspetto dell'immagine. Particolare sviluppo, ebbe la tecnica della m. nella pittura dei macchiaioli toscani. • Astron. - M. lunari: zone oscure che si rivelano al telescopio sulla faccia della Luna; sono interpretate come regioni piane, in contrasto con le montagne e coi crateri più illuminati. ║ M. solari: parti più o meno estese della superficie solare che appaiono più scure sullo sfondo molto più luminoso della fotosfera. Le più piccole si dicono pori. La nascita e lo sviluppo tipico di una m. risultano, sulla scorta delle osservazioni, procedere così: da singoli piccoli pori si formano in generale due grandi m., delle quali la precedente nel senso della rotazione del sole, quella cioè che prima arriverà al bordo ovest è, nella maggior parte dei casi la più compatta ed è dotata di un movimento più veloce in longitudine. Fra queste due si forma a poco a poco un collegamento con piccole m. che presto però scompaiono e con esse scompare anche la m. seguente. Quella che resta, cioè la precedente, prende allora una forma rotonda; diventa sempre più piccola e si dissolve infine in piccole m. e pori dai quali spesso si genera una nuova formazione di m. Tanto la durata quanto la grandezza delle m. sono molto variabili. In ogni m. completamente sviluppata si distinguono l'ombra, che è la parte più interna e scura, e la penombra, che circonda l'ombra. Ogni m. è sede di un forte campo magnetico. Gli studi più recenti hanno stabilito come le m. solari siano con ogni probabilità vortici fotosferici in cui regna una temperatura più bassa che sul resto della superficie solare. La rotazione dei vortici può essere destrogira o levogira; la posizione è ordinariamente compresa fra + 35° di latitudine eliocentrica. Si è notato come il numero delle m. vari da un minimo a un massimo ogni undici anni circa (11,1) risultando generalmente più breve in detto ciclo l'intervallo tra il minimo e il massimo (4-5 anni) che fra il massimo e il minimo (6,6 anni). È inoltre notevole il fatto che le prime m. appaiano verso le latitudini estreme (circa +30° -35°) e poi verso le più vicine all'equatore solare. Una più precisa valutazione della attività solare per il fenomeno delle m. si ottiene misurando giornalmente il rapporto fra le loro aree e l'area visibile del sole. Considerazioni basate sullo studio dei campi magnetici delle m. solari fanno supporre che il loro ciclo completo sia della durata di 22-23 anni piuttosto che di 11,1. L'apparizione delle m. più estese spesso coincide con la formazione di aurore polari e con lo scatenarsi di tempeste magnetiche. Molto spesso in associazione all'apparire delle m. solari si assiste alla formazione delle cosiddette protuberanze solari, nubi di gas luminose e incandescenti che si proiettano dal sole nello spazio fino a 330.000 km. Esse possono apparire come improvvisi getti o persistere per qualche tempo. Tutto intorno alle zone occupate dalle m. si possono osservare particolari fenomeni che si esprimono con la presenza di facole, ovvero zone molto luminose probabilmente formatesi per eruzioni di idrogeno. Le più recenti ricerche hanno dimostrato come attraverso l'osservazione di m. situate a diverse latitudini si possa affermare come il sole non ruoti come un corpo solido ma presenti invece una rotazione equatoriale più veloce di quanto non lo sia quella verso i poli. Le prime osservazioni compiute sull'andamento delle m. solari si devono a Galileo Galilei, al quale pure è dovuta l'identificazione delle facole.