Nobile napoletano. Passato alla storia per avere legato il proprio nome alla
congiura contro Filippo V di Spagna, fu in realtà solo il prestanome di
un movimento riformatore, sorto in una parte dell'aristocrazia napoletana,
desiderosa di istituire un governo meno lontano di quello spagnolo e di vedere
assegnati ai Napoletani i benefici ecclesiastici e le cariche pubbliche,
monopolizzati dagli Spagnoli. Inoltre, reclamava l'abolizione dell'Inquisizione
e una maggiore libertà di commercio con gli altri Paesi. A nome di
M. venne lanciato un appello alla rivolta, al quale la popolazione
napoletana rispose prontamente; nel settembre del 1701 scoppiarono tumulti in
tutta la città. Per rendersi conto di persona dello stato di fermento che
esisteva a Napoli, Filippo V decise di recarsi in visita al Regno. Durante la
sua permanenza a Napoli venne scoperta una seconda cospirazione, per attentare
addirittura alla vita del re, e anch'essa venne attribuita a
M. In
realtà sia la rivolta che la cospirazione erano state tramate a Roma da
Tiberio Carafa, principe di Chiusano, con l'aperta complicità di Vienna,
essendo le simpatie per l'Austria ancora molto vive a Napoli. Dopo il fallimento
della rivolta (i congiurati avevano attaccato Castelnuovo, sede del
viceré),
M. stesso si rifugiò a Vienna, mentre le sue
proprietà nel Napoletano venivano confiscate (m. Vienna 1703).