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Lutto.

Sentimento di dolore provocato dalla morte di una persona cara. Il termine viene generalmente usato per indicare le manifestazioni esteriori di tale dolore, espresso soprattutto attraverso il modo di vestire. ║ L. nazionale: manifestazione di cordoglio collettiva, decisa dai governanti in occasione della scomparsa di personalità di particolare rilievo, di calamità pubbliche, ecc. • Dir. - L. vedovile: periodo di tempo in cui è proibito alla vedova o alla donna che abbia ottenuto lo scioglimento o l'annullamento del matrimonio di passare a nuove nozze. Il diritto romano fissava tale periodo, tempus lugendi, in dieci mesi, motivandolo con la necessità di evitare la turbatio sanguinis, ossia l'attribuzione di un'eventuale paternità del figlio nato dal primo matrimonio, al secondo marito. Nel diritto civile italiano, tale periodo è fissato in 300 giorni dall'annullamento del matrimonio, al fine di non provocare incertezze circa l'attribuzione di paternità di un eventuale figlio postumo. Pertanto, essendo questo l'unico impedimento, la legge stabilisce che il divieto a contrarre un nuovo matrimonio cessa dal giorno in cui la donna ha partorito, e tale divieto non sussiste, come non sussiste per il coniuge di sesso maschile, nel caso in cui il precedente matrimonio sia stato annullato per impotenza. • St. - L'uso del l. risale ai tempi più antichi. Non si conoscono popoli e comunità antiche e moderne in cui non avvengano cerimonie di l., sia pure di tipo assai diverso: lamenti, danze, banchetti funebri, lavacri, purificazioni rituali, digiuni, segregazioni, abiti da l., taglio dei capelli, interdizioni varie. Nelle civiltà primitive e di tipo arcaico, il l. aveva, e presso certe popolazioni ha tuttora, un carattere di rituale di tipo purificatorio, in quanto la morte veniva attribuita a malefici e a stregonerie. Pertanto, molti riti funerari hanno lo scopo di purificare il gruppo dei viventi dal magico contagio dei morti o di invocare sul gruppo dei vivi la protezione degli scomparsi. I parenti del morto, considerati in stato di impurità, erano e sono soggetti presso varie popolazioni a isolamento per un certo periodo, obbligati a indossare abiti particolari per foggia e per colore (i colori del l. cambiano nelle diverse civiltà) e soggetti a vari divieti tabuici. Il tabù si manifesta innanzi tutto in seguito al contatto col morto. Per esempio, presso i Maori della Nuova Zelanda, chi ha toccato una salma, oppure ha preso parte alla sua tumulazione, viene considerato estremamente impuro ed è pertanto escluso per un certo tempo quasi da ogni rapporto con i propri simili. Quando poi è trascorso il termine dell'isolamento, vengono infrante tutte le stoviglie di cui egli s'era servito e distrutte le vesti che l'avevano ricoperto. Questo tipo di usanze vige in tutta la Polinesia, la Melanesia e in una parte dell'Africa. Analoghe nei tratti essenziali sono le limitazioni tabuiche di quelle persone il cui contatto con il morto va inteso in senso figurato, ossia i parenti in l. i vedovi e le vedove. Presso alcune popolazioni essi devono vivere appartati durante il periodo del l., non devono toccare con le mani né la propria testa né il proprio corpo e le stoviglie di cui si servono non devono venire utilizzate da altri. Presso gli stessi Maori della Nuova Zelanda il l., comporta costumi con significati specifici, come la pittura corporale di un determinato colore o un certo taglio dei capelli. Nella Nuova Guinea i contrassegni della vedovanza femminile sono rappresentati da lunghi copricapi a rete e collane di semi grigi di Coix. Quanto al vedovo, presso alcune tribù della Nuova Guinea, egli perde per un certo tempo tutti i diritti civili. Assai diffusi, presso popolazioni diverse e tra loro molto lontane, sono il divieto di pronunciare il nome del defunto, l'uso della rasatura o del taglio dei capelli, oppure la loro crescita, cioè il divieto di tagliarli e anche di pettinarli; il digiuno per un certo periodo di tempo o l'astinenza da particolari cibi e bevande; astinenza sessuale, ecc. I Romani usavano indossare la toga pulla, ossia una veste scura. In età medioevale l'usanza del l. subì un irrigidimento, applicandosi, oltre che agli abiti, anche alle abitazioni, addobbate di nero. Infatti, il nero che ricorda la notte e, quindi, per associazione, la quiete, il sonno, la morte, è il colore del l. nei Paesi occidentali, mentre in quelli orientali predomina il bianco e presso altre popolazioni colori diversi, tra cui il rosso. Del resto, anche in Francia, in età rinascimentale, il successore del re vestiva di porpora e la vedova in bianco; in Italia l'usanza del l. era assai diffusa sino a qualche decennio addietro e in alcune regioni del meridione lo è tuttora. La sua durata era particolarmente lunga, sino a un paio di anni, per le vedove che durante tale periodo vestivano interamente di nero, mentre più breve era il periodo di l. per i fratelli e per i parenti di secondo grado.