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Lulli, Giovanni Battista.

Musicista italiano. Trascorse quasi tutta la sua vita in Francia, giungendovi giovanissimo nel 1646 e stabilendosi a Parigi. Come valente strumentista entrò nell'organico dei violini di Luigi XIV, il Re Sole, che in seguito gli affidò la direzione dei Petits Violons. Egli assolse questo compito nel più brillante dei modi, conquistandosi un successo personale oltre che di équipe. Il re ne fu talmente entusiasta da affidargli incarichi di assoluto prestigio presso la corte, ambiente nel quale L. dimostrò di sapersi muovere con estrema maestria. Studiò clavicembalo e composizione con Métru, Roberday e Gigault. Sono di questo periodo (1652-1653) alcune delle prime composizioni del musicista. Si tratta per lo più di balletti, il più noto dei quali è il Balletto della notte (1653), passato alla storia per il fatto che il Re Sole e L. si esibirono direttamente nelle danze. Sempre sotto la munifica protezione di Luigi XIV egli compose dei balletti che gli diedero sempre più vasta celebrità: Alcidiane (1658), La beffa (1659), Serse (1660), L'impazienza (1661), Le stagioni (1661), Ercole amante (1662), Le nozze del villaggio (1663), Le arti (1663), Gli amori mascherati (1664), gli intermezzi per l'Edipo di Corneille (1664), La nascita di Venere (1665), Le guardie (1665), Il trionfo di Bacco nelle Indie (1666), Le muse (1666). Era iniziata frattanto una produzione di musiche che dovevano restare caratteristiche nell'arte complessiva del L., cioè le illustrazioni musicali di alcuni dei capolavori teatrali di Molière. Si tratta di musiche scritte per le commedie: Il matrimonio per forza (1664), L'amore medico (1665), Gli amanti festosi (1670), Il borghese gentiluomo (1670) e altre, nel periodo che precedette questa fattiva collaborazione con Molière, il musicista era stato nominato soprintendente della musica ed aveva sposato mademoiselle Lambert (1662) che gli fu accanto felicemente e gli diede sei figli. In seguito, l'importanza del compositore toscano crebbe a dismisura, così come il successo popolare, fomentato anche dalle interpretazioni che egli stesso forniva dei suoi balletti e delle sue musiche di scena. Si dimostrò sempre un ottimo ed efficace danzatore, ed è forse questo uno dei motivi per cui egli non cessò quasi mai di scrivere musica per i balletti. Nel 1668 egli compose Il carnevale o La mascherata reale, quindi Il balletto dei balletti (1671) e ancora Il trionfo dell'Amore (1681) e Il tempio della pace (1685). Un'altra svolta importante della sua vita fu il rapporto di lavoro che egli ebbe col poeta Quinalt, insieme al quale compose numerosissime opere teatrali. La collaborazione con questo poeta gli permise di coronare un suo antico sogno: quello di creare un teatro d'opera nazionale in terra straniera. La prima opera, scritta in lingua francese e frutto della collaborazione tra i due fu: Les fêtes de l'amour et de Bacchus. Questo connubio artistico durò circa quattordici anni e produsse opere di varia natura, classici, eroici, allegorici, arrivando anche a impiegare come traccia narrativa testi di altri grandi drammaturghi, come Racine o Corneille. Sempre seppe far intervenire nelle sue opere una sicurezza straordinaria e un'efficacia scenica di grandissimo livello tecnico ed esecutivo. Con la regia musicale di L., si ebbero alcune novità nella tecnica compositiva: venne introdotta un nuovo modello di ouverture (grave-allegro-grave) che di lì a poco conquistò l'intera Europa, preparando la strada alla moderna sinfonia. L. introdusse anche una ripartizione interna dell'opera (cinque atti con prologo, con un ballo inserito in ogni atto) che divenne il paradigma della tragedia lirica francese fino a Gluck. Egli tenne le fila per anni tutte le attività teatrali della Parigi di quel tempo. Fra le opere si ricordano: Cadmo ed Ermione (1673), Alcesti (1674), Teseo (1675), Bellerofonte (1679), Proserpina (1680), Perseo (1682), Fetonte (1683), Rolando (1685), Armida (1686), Aci e Galatea (1686), Achille e Polissena (1687), portata a termine nell'anno stesso della sua morte, avvenuta in circostanze quanto meno singolari: per una ferita al piede che egli si era procurato da solo con la bacchetta di direzione orchestrale, durante l'esecuzione del Te Deum, fu colpito da una violenta forma di cancrena che lo condannò. Di lui si ricordano anche le composizioni sacre, senza dubbio intrise della sensibilità della sua epoca. Tra le più importanti: il Miserere (1664), il Te Deum (1677) e il De Profundis (1683). Compose infine alcune suites, ma l'immagine complessiva del suo talento la si ricava dalla citata produzione teatrale, impostata, diretta ed eseguita secondo un metro artistico estremamente lucido e razionale, del tutto alieno da quelle forme di decadente rilassatezza che si andavano riscontrando nei resti del melodramma italiano. La sua produzione fu sempre sostenuta dalla chiarezza e dalla spettacolarità intrinseca del dettato musicale. Dei suoi figli alcuni cercarono di seguire le orme paterne. Tra questi è degno di nota il terzogenito Jean-Baptiste, che curò l'edizione critica delle opere musicali del padre, distinguendosi quale autore di una composizione pastorale avente per titolo Il trionfo della ragione sull'amore (Firenze 1632 - Parigi 1687).