Compositore, pianista e direttore d'orchestra ungherese. Iniziati gli studi
musicali sotto la guida del padre, raggiunse una compiuta educazione grazie
all'aiuto economico fornito da alcuni nobili ungheresi, che avevano intuito le
sue doti eccezionali. Trasferitosi a Vienna verso la fine del 1820, fu allievo
di Carlo Czerny per il pianoforte e di Antonio Salieri per la composizione e
riportò i primi successi come concertista, suscitando l'interesse di
Beethoven. A Parigi, divenuta la patria del Romanticismo, frequentò i
salotti più eleganti ed entrò in contatto con Ferdinando
Praër, l'operista italiano che lo convinse a tentare la via del teatro con
Don Sanche ou le château d'amour (1825). Nel 1934 il giovane
maestro iniziò la relazione con Marie de Flavigny, sposa del conte Carlo
d'Angoult, e insieme a lei si trasferì in Svizzera. In quel periodo
frequentò personalità come Chopin, Heine, George Sand e svolse
un'intensa attività concertistica che lo portò a misurare le sue
eccezionali doti di esecutore con quelle di un altro virtuoso della tastiera,
Sigismondo Thalberg. L'incontro con Carolina di Sayn-Wittgestein, donna colta e
intelligente che nutriva entusiasmi per la filosofia di Fichte e di Schelling e
per la poesia di Dante, segnò l'inizio di una nuova stagione nella vita
dell'artista. Assunta la carica di direttore della cappella a Weimar
L.
si dedicò alla diffusione della musica del suo tempo. In particolare
intese sottoporre all'attenzione della cultura europea le opere di Wagner,
Verdi, Berlioz, Schumann, Mendelssohn. Oltre a svolgere l'attività
direttoriale
L. si diede alla composizione di poemi sinfonici (
Les
préludes, 1848-50;
Tasso, 1849;
Prometheus, 1850;
Orpheus, 1854;
Hamlet, 1858) e di celebri sinfonie come la
Faust-Symphonie (1854-57) e la
Dante-Symphonie (1855-56).
Dimessosi dalla carica a Weimar, si trasferì a Roma e nel 1865
vestì l'abito talare, rinunciando a sposare Carolina di Sayn-Wittgestein.
Nell'ultimo periodo della sua vita tornò annualmente a Weimar per tenervi
corsi di pianoforte (tra i suoi allievi M. Rosenthal, E. D'Albert, E. von Sauer)
e fu nominato presidente dell'Accademia statale di musica di Budapest. Dopo aver
assistito a un programma di concerti, organizzati in suo onore nelle varie
capitali d'Europa,
L. si recò nel luglio del 1886 a Bayreuth dove
morì di polmonite.
L. viene ancor oggi considerato una figura
fondamentale nella storia della tecnica pianistica, il primo esecutore capace di
comprendere e dispiegare le incredibili risorse dello strumento. Le sue ricerche
timbriche unite all'elaborazione di uno stile personalissimo, fondato
sull'impiego amplificato delle doppie note, delle estensioni, dei salti, degli
accordi ripercossi, dei glissando in doppie note, esercitarono una profonda
influenza sui compositori successivi. Le sue principali opere per piano sono la
celebre
Sonata, le tre raccolte degli
Années de
pèlegrinage (1836-77), le 19
Rapsodie ungheresi (1846-85), le
Harmonies poétiques et religieuses (1845-52). La musica sacra di
L. conta numerosissime composizioni tra cui la
Messa solenne detta
di Gran (1855), il
Requiem (1867-68), gli oratori
La leggenda
di Santa Elisabetta (1857-62) e
Christus (1855-56), la
Via
Crucis (1878-79) (Raiding, Sopron 1811 - Bayreuth 1886).