Dialogo filosofico di Platone appartenente al periodo giovanile, detto
socratico. Platone si pone il problema di approfondire la ricerca sul
tema dell'amicizia, che più tardi verrà ripreso e ampliato nel
dialogo
Simposio; per ora l'autore non è in grado di giungere a
una compiuta definizione di ciò che sia l'amicizia, e si limita a una
serie di ipotesi. Personaggi del dialogo sono, oltre a Socrate, i quattro
giovani Liside, Menesseno, Ippotale e Ctesippo; il giovane Liside tenta di dare
per primo una definizione dell'amicizia affermando che questa si basa sulla
somiglianza fra gli individui che mantengono fra di loro un rapporto amicale.
Socrate nega però valore a tale definizione, dimostrando che se
ciò fosse vero i cattivi sarebbero amici fra loro, il che è
manifestamente impossibile, giacché i cattivi non possono avere il
sentimento dell'amicizia, e propone invece l'ipotesi che fondamento della
amicizia sia il contrasto. A Menesseno che entusiasticamente accetta questa
tesi, il filosofo greco fa notare che anche questa ipotesi è errata,
perché porterebbe come conseguenza che il male è amico del bene,
il che è altrettanto assurdo; insomma, secondo Socrate, né il
criterio della somiglianza né quello del contrasto possono spiegare la
natura della amicizia. Il dialogo prosegue quindi su questa falsariga: ad ogni
ipotesi Socrate contrappone una alternativa, sì da sviluppare al massimo
i contenuti più propriamente metodologici del suo pensiero e senza mai
giungere a una compiuta definizione sulla natura dell'amicizia.