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Lira.

Unità monetaria dell'Italia fino all'introduzione dell'euro nel 2002. La l. è stata anche l'unità monetaria dello Stato della Città del Vaticano e della Repubblica di San Marino (con monete simili a quelle italiane). Esistono inoltre la l. israeliana (divisa in 100 agorot), la l. turca (divisa in 100 piastre) e la l. libanese (divise in 100 piastre), la l. egiziana, la l. libica, la l. sudanese, la l. cipriota, la l. siriana, la l. di Gibilterra, la l. maltese. Nel passato indicò monete diverse e anticamente fu sinonimo generico di moneta, nelle espressioni l. di conto, di banco, l. di paghe, ecc. In origine, il significato della parola non fu diverso da libbra; in alcune città indicò, perciò, anche l'imposta sull'estimo, e a Siena il registro dell'estimo. • St. - L'origine della l., in quanto unità monetaria, risale alla riforma monetaria attuata da Carlo Magno tra il 780 e il 790, in seguito alla quale ogni l. o libbra venne divisa in 20 soldi di 12 denari. Tuttavia per molti secoli la moneta legale rimase il denario il quale, però, veniva spesso sostituito nelle transazioni dalla l., intesa come unità ideale di conto. Nel corso del XI sec., in seguito a un processo di differenziazione dei valori dei denari, anche le l. si differenziarono in valore (l. pavese = 240 denari pavesi, l. milanese = 240 denari milanesi, ecc.) e per la seconda metà del XIII sec. si erano affermate come monete più importanti la l. veneziana, quella imperiale, quella astigiana, la genovese e la fiorentina. La l. veniva però ancora intesa come unità monetaria ideale, cioè come multiplo ideale del denaro (1 = 240). Nella seconda metà del XV sec. l'aumentato valore dell'argento richiese la coniazione di pezzi maggiori, per dimensioni e peso, di quelli allora in corso e quindi anche dell'unità monetaria; la l. come tale divenne perciò moneta reale, anch'essa con gran varietà di denominazioni secondo i luoghi di emissione, l'autorità emittente, i tipi, ecc. Si ebbero così la l. veneta (1472, detta anche dai nomi dei dogi l. tron o l. mocenigo), milanese (1474, di Galeazzo Maria Sforza), di Genova (1498), toscana (1539, di Cosimo I), di Savoia (1561, di Emanuele Filiberto), anselmina (dei Gonzaga, duchi di Mantova), di Modena (1611) e di Bologna (1655), da 20 bolognini, ducale (1631, di Vittorio Amedeo I duca di Savoia), ecc. Napoleone nel 1806 fece coniare la prima l. italiana: 5 g di argento, al titolo di 900 millesimi, con l'effige di Napoleone sul diritto e lo stemma del regno al rovescio. Tuttavia a causa della Restaurazione nel corso del XIX sec. nei vari Stati italiani si ebbero ancora l. diverse nei singoli Stati: la l. del regno di Sardegna, l'austriaca o svanzica, di Parma, di Modena, di Lucca, la toscana, la papale. Nel 1861, raggiunta l'unità d'Italia, la l. divenne l'unità monetaria del Regno. Il sistema monetario venne organizzato su basi bimetalliche, cioè la l., divisa in 100 centesimi, equivaleva a 4,5 g di argento fino e a 0,290322 g di oro fino, ma il bimetallismo fu effettivamente operante solo all'inizio. Nel 1866 fu instaurato il corso forzoso, a causa dell'eccesso di moneta cartacea circolante rispetto a quella metallica. Con la prima guerra mondiale la l. subì una notevole perdita di valore e nel 1927 si rese necessaria una stabilizzazione monetaria. La l. venne allora dichiarata nuovamente convertibile in oro, al valore di 0,07919 g di oro fino per una l. Nel 1936 fu attuato il cosiddetto allineamento, ovvero una manovra di svalutazione al seguito del dollaro e della sterlina, che portò il contenuto aureo della l. a 0,04677 g di oro fino. Sospesa di nuovo la convertibilità per effetto della seconda guerra mondiale, la liracarta (cioè sganciata dall'oro) andò sempre più svalutandosi sia di fronte all'oro, sia in rapporto alle valute estere e alle merci. Nel 1960 l'Italia entrò a far parte del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e la l. fu dichiarata convertibile in 0,00142 g di oro pari a 625 l. per dollaro. Nel dicembre 1978 l'Italia divenne membro del Sistema Monetario Europeo (SME) in regime speciale di oscillazione di cambi, rispetto alle valute comunitarie che avevano sottoscritto l'accordo. Nel corso del 1992, in seguito di un aumento di capitali in uscita dall'Italia, la l. è stata costretta ad abbandonare lo SME, per poi rientrarvi nel 1996. Dal 1° gennaio 1999 è stata introdotta la valuta unica europea, l'euro, in 11 Stati dell'Unione europea, tra cui l'Italia, ed è stato stabilito il tasso di cambio delle divise di ciascun Paese con l'euro. La nuova moneta è entrata effettivamente in circolazione il 1° gennaio 2002. ║ L. verde: cambio convenzionale della l., espresso in ECU, fissato dalla Comunità Economica Europea per i prodotti agricoli dei Paesi comunitari.