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Levellers.

(Livellatori). Seguaci di un movimento politico inglese sviluppatosi nel XVII sec. Il nome fu adottato in sostituzione di quello iniziale di Agitators, in quanto esprimeva una linea di tendenza mirante a distruggere le differenze di posizione sociale, di rango politico e anche di censo. I L. costituirono la sinistra rivoluzionaria dell'armata di O. Cromwell. Questo movimento caratterizzò una fase specifica delle guerre civili in Inghilterra e si sviluppò a partire dal 1647 in relazione al successo della campagna di Cromwell contro Carlo I. Nacque come un partito radicale in seno all'esercito, diffondendosi tra i soldati comuni insoddisfatti del programma di riforme, troppo cauto e conservatore, proposto dagli ufficiali. Andarono così costituendosi spontaneamente dei comitati che chiedevano di partecipare alla formulazione delle direttive politiche. A sostegno di queste rivendicazioni politiche furono pubblicati vari libelli firmati in maggioranza dai due massimi leader del partito dei L.: J. Lilburne e R. Overton. In tali scritti erano esposti sia gli obiettivi pratici sia la filosofia politica dei L. Il movimento esprimeva le esigenze di quella parte di popolazione di modesta condizione, di quei piccoli commercianti, artigiani e contadini che costituivano il grosso dell'esercito di Cromwell. Data l'inevitabilità di uno scontro tra le loro idee, espresse dai soldati comuni e le idee delle classi benestanti, rappresentate dagli ufficiali, si presentò il grave pericolo di un ammutinamento, ma Cromwell operò in modo da riuscire a restaurare, nel novembre 1647, la disciplina. La differenza essenziale tra le due parti dell'esercito stava nel fatto che gli ufficiali appartenevano alla classe dei proprietari terrieri e desideravano una costituzione che consentisse a questa classe di conservare il maggior potere politico, per quanto il loro piano comprendesse anche alcune riforme democratiche che furono introdotte in Inghilterra soltanto due secoli più tardi. I soldati aderenti al movimento dei L. appartenevano invece in grande maggioranza alla classe dei piccoli proprietari agricoli che era stata particolarmente danneggiata dalla guerra e che perciò propugnava una costituzione che distinguesse nettamente i diritti politici da quelli della proprietà. Pertanto, da una parte, gli ufficiali, capeggiati da Cromwell e da suo genero E. Ireton, sostenevano una costituzione che modificasse solo marginalmente la costituzione storica inglese, dall'altra i L. sostenevano un nuovo ordinamento conforme alle aspirazioni di giustizia e tale da modificare alla radice la legislazione inglese. J. Lilburne, leader del partito dei L., fu un tipico agitatore radicale, abile rivendicatore dei diritti del popolo e si scontrò in momenti diversi con ogni branca del potere: coi lord, i Comuni, il Consiglio di Stato, gli ufficiali dell'esercito. Restaurata la disciplina nelle file dell'esercito, verso la fine del 1648 i L. riapparvero come partito civile. Sotto tale aspetto costituirono un raggruppamento di dimensioni modeste, espresso dagli elementi politicamente più preparati delle classi meno abbienti. Essi non riuscirono negli obiettivi che si erano proposti, ossia di conservare l'adesione della massa dei militari, una volta che Cromwell ebbe restaurata la disciplina, né ad esercitare una qualche influenza sul parlamento. Per quanto scarsa sia stata la loro importanza sul piano operativo, i L. rappresentano tuttavia uno dei movimenti politici e ideologici più interessanti nella storia delle dottrine politiche. Le idee da essi espresse costituirono infatti un'anticipazione del radicalismo democratico. Essi si opponevano ai privilegi politici della nobiltà e ai vantaggi economici ottenuti con i monopoli del commercio. Le loro richieste di eguaglianza si riferivano ai privilegi legalmente sostenuti più che alle ineguaglianze sociali ed economiche in quanto tali, per quanto frequenti fossero anche i loro attacchi alla proprietà. L'eguaglianza che propugnavano era perciò soprattutto quella dei diritti politici. In un libello del 1646, Lilburne affermava che gli uomini, per il solo fatto di essere tutti figli di Adamo, erano tutti uguali per natura, ed eguali in potere, dignità, autorità e maestà. In conseguenza di ciò, tutta l'autorità civile doveva considerarsi esercitata per mutuo accordo e consenso. I L. distinguevano quindi nettamente la proprietà dal possesso dei diritti politici; affermando che questi ultimi sono una cosa diversa dalla proprietà e che perciò anche il povero ha i suoi diritti innati. Da ciò la concezione dello Stato come complesso d'individui liberi che cooperano e che fanno le loro leggi nell'interesse della libertà individuale. Su tali premesse essi negavano che il parlamento potesse avere diritti al potere sovrano e affermavano che esso poteva avere un potere esclusivamente delegato. Nella concezione ideologica dei L. era presente, sia pure in forma nuova, l'antica dottrina della legge naturale e insieme a questa una concezione del parlamento come corpo rappresentativo, che anticipò la filosofia politica della democrazia radicale del XIX sec.