Umanista italiano. È una delle figure più enigmatiche
dell'Umanesimo italiano. Fanatico dell'antichità, costituì con
alcuni amici un'Accademia romana; da Paolo II, nel 1466, ebbe la cattedra
d'eloquenza nello Studio.
L. è forse l'unico umanista del
Rinascimento il cui amore per l'antichità si risolva più che in
moralismo in estetismo, con una nota decadente tale da far pensare a figure del
neoumanesimo moderno. Come filologo appartiene alla scuola del Valla;
lavorò molto anche nei campi dell'archeologia, dell'epigrafia, della
critica e nell'interpretazione dei testi (Teggiano nel Cilento 1428 - Roma
1498).