Antica scuola cinese, detta anche la terza scuola dei pensatori (
fachia).
I temi sostenuti dai filosofi di questa scuola erano legati alla polemica fra
taoisti (disinteresse per l'amministrazione pubblica) e confuciani (che
predicavano un ritorno allo Stato etico). I legalisti si inserirono in questo
contrasto affermando che l'amministrazione statale doveva essere regolata da una
serie di leggi estremamente rigide, tese ad eliminare qualsiasi contrasto
sociale. Questa dottrina filosofica godette dell'appoggio delle classi dirigenti
cinesi e si affermò definitivamente con l'assunzione del potere imperiale
da parte di Shih Huang-ti della dinastia Ch'in, il riunificatore dei territori
cinesi ed il fondatore dell'impero. La teoria legalista, che vedeva nella
letteratura una forma di disgregazione dello Stato, indusse l'imperatore ad
ordinare la distruzione di tutti i libri (213 a.C.). Non meno radicale fu la
repressione nei confronti dei letterati, che in gran parte vennero costretti ai
lavori forzati nelle opere di edificazione della Muraglia cinese. La tradizione
orale conservò tuttavia la lettera dei più importanti scritti
confuciani e taoisti che dopo oltre un secolo di censura poterono essere
ripubblicati. Fra i teorici del legalismo sono da ricordare Shangtzu, Han
Fei-tzu e Hsun-tzu i cui testi sono di particolare interesse perché
presentano uno sviluppo ideologico simile a quello che più tardi in
Europa caratterizzò la concezione dello Stato autoritario.