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Lebbra.

(dal greco lépein: squamarsi). Med. - Malattia infettiva contagiosa a decorso cronico e, prima dell'introduzione degli antibiotici, mortale. Agente patogeno della lebbra è il Mycobacterium leprae, scoperto da Hansen nel 1871. A un periodo di incubazione (che può variare da alcuni mesi a diversi anni), fa seguito un periodo di invasione, che spesso si accompagna a sintomi generali (febbre, cefalea, epistassi, dolori nevralgici). In un terzo tempo compaiono le manifestazioni caratteristiche di una delle tre forme: l. tuberosa, nervosa, mista. La l. tuberosa è caratterizzata dalla comparsa sulla cute e sui visceri di noduli di volume vario. Nella l. nervosa si possono avere eruzioni di bolle (pemfigo leproso), macchie acromiche anestetiche, cancrene, zone di anestesia a striscia, a stivaletto, a manicotto. Nella l. mista può prevalere l'una o l'altra forma. • St. - La l. è una malattia che risale a tempi remotissimi. Il più antico focolaio si sarebbe trovato in Asia; da lì i Fenici l'avrebbero diffusa nel bacino mediterraneo. La massima frequenza della l. in Europa si ebbe durante le crociate. La malattia raggiunse una diffusione impressionante e i lebbrosi vennero a costituire una categoria sociale, che viveva isolata dalla comunità in stabilimenti in cui venivano prestate le cure ai malati. I lebbrosi erano obbligati a indossare una campanella per segnalare la loro presenza ed erano banditi dai luoghi pubblici, comprese le chiese. La diffusione della l. diminuì verso il XIV sec. e scomparve quasi completamente nel XV sec. Attualmente in Europa si riscontrano solo casi rarissimi di l., ma i frequenti spostamenti di masse e persone ha causato qualche caso di importazione della malattia.