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Lattuada, Alberto.

Regista cinematografico italiano. Figlio del musicista Felice Lattuada (V. LATTUADA, FELICE), fin da bambino visse a contatto con il mondo dell'arte, assistendo alle rappresentazioni delle opere composte dal padre. Personaggio eclettico, prima di laurearsi in Architettura collaborò con diverse riviste scrivendo articoli sul cinema e sulla pittura e si dedicò alla fotografia (nel 1941 raccolse i suoi scatti più significativi ne L’occhio quadrato). Grande organizzatore di rassegne cinematografiche, fu tra i fondatori dell'attuale Cineteca italiana di Milano con Mario Ferrari e Luigi Comencini. Dopo lunghi anni di esperienza come aiuto-regista e come sceneggiatore di opere di Mario Soldati (Piccolo mondo antico, 1941) e Ferdinando Maria Poggioli (Sissignora, 1941), esordì nella regia con Giacomo l'idealista (1942), tratto dall'omonimo testo di Emilio De Marchi. Già con questo film, e con i successivi La freccia nel fianco (1946), ispirato all'omonima opera di Luciano Zuccoli, e Il delitto di Giovanni Episcopo (1947, Nastro d'Argento per la miglior regia), ispirato all'omonima opera dannunziana, manifestò il suo orientamento verso un genere a lui congeniale, quello della riduzione cinematografica di opere letterarie. Le pellicole Il bandito (1946), Senza pietà (1948) e Il mulino del Po (1949), quest'ultimo tratto dall'omonimo romanzo di Riccardo Bacchelli, segnarono l’originale adesione di L. al Neorealismo, a cui diede una personale rilettura. Luci del varietà (1950), diretto insieme a Federico Fellini, coincise con l’allontanamento dalle tematiche tipiche del Neorealismo e con il passaggio alla commedia satirica, allo sbeffeggio dei costumi italiani e alle prime e leggere vene erotiche. Tra i film più significativi citiamo: Anna (1952); Il cappotto (1952), tratto dall'omonima opera di Nikolaj Vasil'evic Gogol; La lupa (1953), dall'omonimo romanzo di Giovanni Verga; La spiaggia (1953); Guendalina (1957), Nastro d'Argento per il miglior soggetto e sceneggiatura; La tempesta (1958); L’imprevisto (1961); Il mafioso (1962); La steppa (1962); La mandragola (1965), dall'omonima opera di Niccolò Machiavelli; Don Giovanni in Sicilia (1967), dall'omonimo romanzo di Vitaliano Brancati; Fraulein Doktor (1969); Venga a prendere il caffè... da noi (1970), Nastro d'Argento per la miglior sceneggiatura, di cui L. fu anche interprete, tratto dal romanzo di Piero Chiara La spartizione; Bianco, rosso e... (1971); Sono stato io (1973); Le farò da padre (1974); Cuore di cane (1975), dall'omonimo romanzo di Michail Bulgakov; La cicala (1980), considerato il suo capolavoro; Una spina nel cuore (1986), dall'omonimo romanzo di Piero Chiara; Mano rubata (1989). Negli ultimi film degli anni Settanta e Ottanta, L. unì la leggerezza dei toni propri della commedia a una visione più amara della realtà sociale, sottolineandone polemicamente l'arrivismo, il successo e l'avidità. Nei molti titoli leggeri L. scoprì e fece esordire giovani attrici destinate al successo; tra le tante ricordiamo Marina Berti, sua moglie Carla Del Poggio, Catherine Spaak, Teresa Ann Savoy, Ewa Aulin, Nastassja Kinski, Clio Goldsmith, Barbara De Rossi. Nel 1994 recitò nella pellicola di Carlo Mazzacurati Il toro. Per la televisione realizzò lo sceneggiato Cristoforo Colombo (1985) e la breve serie Due fratelli (1987). Nel 1977 fu insignito di un David speciale per l'ampio contributo dato al cinema italiano e nel 1993 del Premio Flaiano alla carriera (Milano 1914 - Roma 2005).