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Latifondo.

Estensione di campagna, a coltura estensiva (generalmente non razionale), a pascolo, spesso lasciata incolta, appartenente a uno o più proprietari. È caratterizzata da condizioni di inferiorità geografica, come estrema povertà d'acqua o presenza di paludi, e di inferiorità tecnica (mancanza di strade, di canali, di case, ecc.). I limiti del l. variano in Italia, secondo le regioni: meno estesi al Nord (grazie soprattutto al maggiore sviluppo tecnico), più vasti a mano a mano che si procede verso il meridione. Al l. centro-meridionale si aggiungeva la piaga della malaria, strettamente legata ad esso, come causa e come effetto. La povertà della terra, l'incapacità tecnica, la cattiva organizzazione sociale, le guerre, le invasioni, hanno causato il formarsi di queste estensioni sterili o semisterili, che sono state una piaga per l'Italia fin dall'epoca della Repubblica romana, e specialmente nel Basso Impero e nel Medioevo. I tentativi di vincere il l. furono molti: dagli antichi Romani ai Benedettini (che ottennero successi locali). I Governi piemontese (nei secc. XVII-XVIII), austriaco (Lombardia XVIII sec.), della Toscana e dell'Emilia ottennero larghi successi grazie al frazionamento delle terre e alla costruzione di vaste reti d'irrigazione: nell'Italia settentrionale si riuscì così a sollevare dal declassamento masse di piccoli coltivatori e far fiorire l'agricoltura. I tentativi dei papi e gli sforzi fatti da varie autorità nell'Italia meridionale non raggiunsero successi validi, specialmente per la grande penuria d'acqua o l'incapacità di dirigere il corso dei fiumi. Il problema del l. potrà essere risolto totalmente solo grazie a profonde riforme di struttura, a un intenso sviluppo del sistema d'irrigazione, all'introduzione delle più moderne conquiste tecniche nel campo dell'agricoltura.