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Lamentazioni di Geremia.

In origine canti lugubri ebraici composti per piangere le disgrazie di Giuda e, soprattutto, la distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor (avvenuta nel 586 a.C.). Facevano parte del Libro delle profezie di Geremia ed erano 5 carmi, quattro dei quali acrostici (nei quali, cioè, le prime lettere dei versi, unite assieme, formavano nomi od altre determinate parole). Il quinto era chiamato in latino Oratio Geremiae. Tali lamentazioni vengono lette, durante la Settimana Santa, anche dagli officianti della chiesa cattolica. Nel 1500 i testi delle L. di G. vennero musicati in stile omofonico e molto semplice "a cappella", da grandi maestri quali l'Ingegneri, il Nanino, da Victoria e dallo stesso Palestrina. Quest'ultimo raggiunse, in tali composizioni, le più alte vette dell'espressione. Anche Vincenzo Galilei scrisse le lamentazioni nello stile monodico per voce con accompagnamento di viola. Più tardi anche Charpentier, Delalande e Couperin le misero in musica per voci e strumenti vari ma non ne ricavarono che delle composizioni pretenziose. Soltanto Igor Stravinski, nel 1958, le adattò a una sua splendida composizione da concerto per cantanti solisti, coro e orchestra. L'opera porta il titolo Threni, id est Lamentationes Jeremiae Prophetae.