Teoria dell'evoluzione esposta dal naturalista francese J.B. Lamarck, da cui il
nome. Secondo questa teoria il fattore essenziale della vita è il
movimento. Il movimento, secondo Lamarck, è determinato da uno stato di
tensione presente all'interno del sangue e dovuto a un fluido localizzato
specialmente nel sistema nervoso. Da questo fluido trae origine il processo
vitale; esso è presente sia negli embrioni umani ed animali sia in
generale nella natura. Particolare importanza assume nel pensiero del Lamarck la
classificazione degli esseri viventi, determinata dalle modalità della
loro organizzazione e dalla presenza od assenza di determinati organi
principali. Questi organi sono la prova del diverso grado di adattamento e di
specializzazione rispetto all'ambiente. Il punto d'arrivo dell'organizzazione
animale è, secondo Lamarck, rappresentato dall'organizzazione umana. In
questo senso la maggiore o minore vicinanza a questo tipo di organizzazione
dà la misura della perfezione delle varie organizzazioni animali. In
questo senso vengono esaminati, immediatamente dopo l'uomo, i mammiferi, i soli
animali che abbiano in comune con l'uomo la generazione vivipara.
Successivamente vengono gli uccelli che si caratterizzano per la mancanza del
diaframma. Poi i rettili in cui si riscontra una imperfezione nel cuore e nei
polmoni. Quindi i pesci, che sostituiscono i polmoni con le branchie. In seguito
la divisione di Lamarck colloca gli invertebrati, ovvero gli animali cui mancano
midollo e colonna vertebrale. Tra questi ultimi vengono collocati per primi i
molluschi, in cui si nota ancora la presenza di un cervello, quindi i cirripedi,
gli anellidi, i crostacei, gli aracnidi, gli insetti, i vermi, i raggiati, i
polipi e gli infusori. A questa concezione gradualistica della scala biologica
universale corrisponde una teoria della trasformazione secondo la quale le
variazioni che si riscontrano negli animali sono determinate in primo luogo
dalle condizioni ambientali. Questa determinazione, secondo Lamarck, non
è né diretta né meccanica. Il mutamento di ambiente provoca
un mutamento di bisogni e di azioni che, in ultima istanza, causa la crescita o
la perdita di determinati organi. Questa teoria è stata definita dal
Lamarck nella cosiddetta legge dell'uso e del non uso, secondo la quale i
mutamenti corporei sarebbero determinati dalla presenza di nuove
necessità vitali. Una seconda legge fondamentale nel sistema biologico
lamarckiano è quella dell'eredità dei caratteri acquisiti secondo
la quale, a condizione che i mutamenti acquisiti siano comuni ai due sessi, essi
vengono trasmessi alle generazioni seguenti che li mantengono invariati. Il
pensiero di Lamarck, dopo un lungo periodo di oscurità dovuto alle
critiche di Cuvier e alla diffusione del darwinismo, fu esaminato con rinnovato
interesse dagli studiosi verso la fine del XIX sec. e ad esso vennero anche
apportati ulteriori sviluppi e modifiche.